martedì 30 novembre 2010

Le parole possono mentire i silenzi mai

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Ho perso le parole, eppure ce le avevo qua un attimo fa

Il Corpo è analisi e spiegazione del Titolo. 
Nulla che, con una buona dose di droghe, non si possa almeno immaginare. 
Lascio a voi la possibilità di immaginare le parole.
Le mie sono stanche, anzi diciamo che le sto volontariamente abbandonando.
Vi lascio entrare nella mia mente e decidere i miei pensieri. 
Questa post è vostro, vi lascio sfogare. 
Sarò, per ognuno di voi, ciò che vi piace credere. 
Così è, se vi pare.


sabato 27 novembre 2010

Vincere è un attimo, giocare una vita

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:

Cambiano i giocatori ma la partita è sempre la stessa

Ha ancora lo sguardo da bambino egoista e capriccioso, 
gli piace giocare sa quello che vuole e lo vuole subito.
Vuole vincere sudando il meno possibile. 
Prepara la borsa da calcio ed esce.
Lo aspetta la sua partita.

A lei invece non piace il calcio, ma le piace giocare e altrettanto vincere. 
Egoista capricciosa e ancora un po’ bambina proprio come lui.
Vuole vincere meritandolo il più possibile. 
Prepara la sua borsa ed esce. 
La aspetta la sua partita.

Lui gioca cade e si rialza, non ha paura di sporcarsi e neanche dei contrasti.
Fallo…rigore…traversa cazzo! Di nuovo. 
E continua la partita tra un fuorigioco e un arbitro davvero cornuto come dicono.

Lei intanto vive cade e si rialza, non ha paura di ferirsi e neanche degli incontri.
Una telefonata…un colloquio e…niente! Di nuovo. 
E continua la sua partita prendendo a testate la realtà con i desideri.

Entrambi continuano questo parallelo provare senza cedere mai alla bellezza dei vinti. 
Un giorno capiranno come funziona il gioco. Le regole le conoscono già, anche se non servono regole per essere dei fuoriclasse.
Avranno anche loro la dose di fortuna necessaria che ripagherà tutto quel sudare e il continuo ostinato provare.
Legati nel destino da una doppia elica troppo testarda che non li lascerà mai mollare i rispettivi sogni.

venerdì 26 novembre 2010

Di noi sono rimasti solo 750x480 pixel

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Quando l'immaginazione ha superato la realtà

C'è un altra categoria di foto che sarebbe meglio non scattare, sono quelle che immortalano la realtà. La realtà che è ma che non riusciamo a vedere, che non abbiamo visto o che ricordiamo in modo diverso. Tu in quel momento non ti rendi conto della pericolosità di questo tipo particolare di foto, te ne accorgi tempo dopo riguardandole. La vacanza che rimpiangi tutto l'inverno è una serie di scatti in cui sei con il broncio. Mentre nella memoria la stessa vacanza era un susseguirsi di feste e risate. Ma ce ne sono di peggiori. Sono foto che a saperle vedere bene da subito offrono anche delle possibilità, ma di solito è il tempo che aiuta a comprendere lo scatto. Così come la differenza tra una scelta e un errore la fa il tempo con cui li si guarda. Oggi cercavo tra le foto del pc ispirazione e mi è capitata una di queste foto qui, a saperla vedere bene da subito avrei risparmiato una marea di tempo.

giovedì 25 novembre 2010

Se un uomo apre la portiera dell'auto ad una donna o è nuova l'auto... o è nuova la donna

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Donne e motori, gioie e colori

Dedicato al web il video per iQ. i Color cream per promuovere la disponibilità dei nuovi colori e dei nuovi interni sulla piccola di casa Toyota. Una giovane coppia è in macchina, sono fermi in mezzo al nulla. Fuori una giornata splendida e loro in macchina, mah. A fare cosa? Ovviamente a mangiare una coppetta di gelato, che è ancora intatta lasciando presupporre che davanti al deserto urbano di sfondo ci sia una gelateria a 3 secondi. Lei mangia tutta contenta lui accende la radio. Parte una canzone "It's a beatiful day..lalallalal" e lei comincia a sporcare lui giocando con il gelato. Contenti loro, lei si è svegliata un po' scema e lui o è sedato o ha in mente degli obbiettivi più concreti. Fino a che non avviene l'irreparabile, cade il gelato e si sporca il cruscotto. Quello è il punto di non ritorno, in cui parte l'urlo o almeno lo sguardo da killer di qualsiasi uomo. Specialmente se la macchina è nuova. Invece lui no, lui sorride. Ed è subito fantascienza. Ora è chiaro che ha degli obbiettivi più concreti a tutti, praticamente una confessione spontanea d'intenti. Lo deve aver capito bene pure lei e così pensa bene di mettersi a colorare il cruscotto di gelatino. Lui prevedibilmente ormai con la scritta "welcome" visibile, zerbino come pochi si mette ad aiutarla. Cooosa? Due cretini. Il video finisce con il cruscotto trasformato da nero a crema metallizzato. Crema, peccato visto che si erano spinti così tanto nel surreale avrebbero potuto farle prendere la fragola. Lui ci sarebbe stato comunque. Questo video più che promuovere la disponibilità di colori mi pare sponsorizzi l'eccessiva disponibilità del proprietario.

La foto di oggi

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"La valigia è un oggetto bizzarroEl'unico a contenere le tue speranze accanto alle mutande ripiegate"



mercoledì 24 novembre 2010

Quando l'immaginazione supera la realtà

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Le foto mai scattate

Prendendo spunto dalle ultime foto artistiche degli annunci immobiliari ho pensato che ci sono delle foto che sarebbe stato meglio se non fossero state mai scattate. Poi mi è venuto in mente il film Elisabethtown dove la protagonista in alcune scene mima con le mani di scattare delle foto dei momenti che vorrebbe ricordare. Non ci capita di fare continuamente delle foto, anzi quando le facciamo spesso immortaliamo dei momenti particolari. La vita però è fatta di tutti quei momenti tra una foto e l'altra. Come ovviare a questo problema delle foto? Ho avuto quindi l'idea un po' da copy, lo ammetto, che le parole possano bastare. Per le foto da dimenticare e i momenti da ricordare che non hanno avuto la loro foto. Magari funziona. Se ci pensate quando da un libro viene poi fatto un film ad esempio, spesso ci chiediamo quale ci sia piaciuto di più, no? Ecco io faccio parte di quelli che rispondono sempre libro, perché in realtà il confronto è tra il film che ci siamo fatti da soli e quello del regista. E se fosse anche per le foto così? Farò dei tentativi.

martedì 23 novembre 2010

Il talento di Mrs. Draper

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
E se dietro Donna Draper ci fosse Nonna Papera?

Quando si fanno i colloqui spesso ci si ritrova a decantare doti speciali, superpoteri cosmici e cagate pazzesche. Una delle cose che mi viene in mente per prima quando mi chiedono diretti: "si ma a te cosa ti viene bene?" è di dire "la crostata di ciliegie". Che figa che sarei a rispondere la crostata di ciliegie, tranquilli non lo faccio. Al liceo ero la stessa, con il piccolo particolare che ai tempi dicevo anche molte delle cagate che pensavo. Avevo deciso che alla domanda martellante "e tu che vuoi fare da grande?" la risposta ideale sarebbe stata di rispondere "la macellaia". Non mi ero ispirata alla Parietti e sono stata sempre un po' indecisa con la becchina, che ammetto di aver usato per i casi più estremi. La cosa bella di questa trovata è che il discorso a quel punto finiva lì, eludendo le successive due domande esasperanti "ma sei fidanzata?" e quella degli anni successivi "ma quando ti laurei?". Solo quando me l'hanno chiesto all'esame di maturità in effetti non me la sono sentita e ho risposto fiera che avrei voluto fare la pubblicitaria. 

Comunque a riprova della mia identità femminile posto la foto della crostata di oggi (l'avrei messa vicino al giornale come i sequestrati per autenticarne la contemporaneità ma l'effetto visivo era pessimo). Direttamente dall'album "piccole soddisfazioni di una giovane disoccupata":


Non solo un'aspirante stagista ma anche una cuoca provetta!Chi se ne esce che gli chef più famosi sono maschi e che questa non è una prova tangibile del mio essere una donna, lo odierò seduta stante. Tanto uno più uno meno.

Nasciamo pari e cresciamo dispare


Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Tuo padre voleva un maschietto ma ahimè sei nata tu

Il lunedì mattina se la sera prima ho visto Report di solito mi sveglio di cattivo umore. E quasi vorrei cambiare paese. Il martedì mattina dopo aver visto "Vieni via con me" probabilmente dovrei già essere in fila per il check-in, invece per qualche strana magia quel programma ha fatto riaffiorare in me una traccia di ottimismo. La prima puntata quando ha superato il Grande Fratello ho pensato quasi di non essere un panda in via d'estinzione. Ho cominciato a sperare che qualcosa possa cambiare. Anche se per ora andrei decisamente via con loro. La Bonino ieri ha chiuso il suo intervento  nel programma dicendo che "le donne devono fare le cose due volte meglio per essere considerate brave la metà, per fortuna non è poi tanto difficile". Che tristezza sapere che è vero. Non sono una femminista, anzi non mi piacciono in genere movimenti che estremizzano a tal punto da essere per primi discriminatori. Ma spesso mi viene da pensare che tutte le lotte fatte a favore delle donne per garantire dei diritti siano poi finite in un sogno generalizzato "da grande voglio fare la velina". Le donne sono le vere nemiche delle donne.  Chi vuole arrivare e usa mezzi facili e chi è arrivata e teme la giovane in ugual modo. Se le donne avessero la solidarietà che hanno i maschi  tra loro sarebbe bellissimo (cavolo anche nei reality siamo le prime a uscire). 

Già, i reality, sembra che tutte le giovani donne dalla tv fino alla politica anelino a fare strada nel piccolo schermo a tirare fuori il sedere e sposare un calciatore. Ma anche no. Di donne che sognano di fare altro si sente parlare sempre poco, troppo poco. La 42 è diventata il burqua occidentale. Quando chiedi suggerimenti per i colloqui alcuni pubblicitari ti consigliano di favorire quanto più possibile la vista sulla scollatura. Ho studiato per anni proprio per quello.

Avete dei sospetti sulla mia identità, la maggioranza è convinta che dietro la maschera ci sia un uomo. Un pregiudizio anche questo? Lo prenderò con un po' di tristezza come un complimento. Non sono un uomo, sono una ragazza. Ieri sera  a "Vieni via con me" mi è piaciuto molto l'elenco di Arabella Soroldoni, una ragazza di 22 anni di Milano che ha scritto al programma. Cose semplici e naturali e per questo profondamente vere. E chi meglio di un'aspirante stagista può tenere ad un simile elenco? Allora lo posto perché le cose belle vanno condivise. Elenco delle cose che le donne non vogliono mai più sopportare:

Avere paura di uscire quando cala il buio
Avere paura di uscire con il cane quando fuori non c'è nessuno 
Avere paura di un marito geloso 
Essere picchiata da un marito geloso 
Essere uccisa da un marito geloso 
Non poter indossare un abito corto sui mezzi pubblici 
Essere molestata in metropolitana 
Sentir dire che si è state molestate perché si indossava un abito corto 
Essere licenziata perché si vuole avere un figlio 
Non trovare lavoro perché si è brutte 
Non trovare lavoro perché si è troppo giovani 
Non trovare lavoro perché si è troppo vecchie 
Avere paura di non essere più accettata perché arrivano le rughe sul viso 
Essere presa in giro perché si piange davanti a un film 
Essere stuprata, molestata, insultata 
Vedere le donne rappresentate costantemente come veline o come escort 
Essere considerata intelligente, quindi pericolosae
Essere considerata bella, quindi stupida.

lunedì 22 novembre 2010

Cercasi casa disperatamente

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Homeless and Hopeless

Cercare casa (e quando dico casa è da intendersi come monolocale, stanza, posto letto, loculo) a Milano è più difficile che trovare uno stage o il compagno ideale. Con questo però ha in comune l'importanza dell'organizzazione degli spazi, non c'è nulla da fare è tutto lì l'incastro perfetto. La trovata geniale che i milanesi hanno escogitato per ottimizzare lo spazio è di mettere i letti mansardati. Un giorno uno si deve essere svegliato con quest'idea e poi tutti hanno deciso che faceva figo dormire vista ragnatele, tanto che anche se si ha lo spazio per un letto classico e un loft di 150 mq la maggioranza delle "case" richiede comunque delle simpatiche scalette per scendere dal letto. Quando invece si è fortunati invece, sempre perché deve essere inspiegabilmente cool un letto, c'è il futon. Morale? A Milano non si dorme mai all'altezza giusta. 

Al di là di questo mio piccolo sfogo legato all'avversione nel dover scendere dal soffitto o di alzarmi dal pavimento, la cosa più bella di cercare "casa" sono senza dubbio gli annunci. Anche se sei sotto un ponte e la pioggia bagna ormai la tua valigia gli annunci immobiliari sono spassosissimi. Ecco appunto a forza di leggerli mi hanno attaccato l'uso improprio del  superlativo. Tutto è bellissimo, graziosissimo, luminosissimo, elegantissimo, pregiatissimo. Ma anche no. L'uso dell'aggettivazione è del tutto avulso dalle foto. Ho visto spaziosissimi loculi, per dire. Le foto poi sono artistiche, che non è come i nudi dei calendari, sono artistiche davvero! I veri creativi si trovano lì, credetemi. Foto di fiori o del gatto per i più romantici, effetti ottici degli angoli di casa più remoti, caldaie come se piovesse, ma anche photoshop, specchi che allargano o foto strecciate che il povero inquilino immortalato è largo quanto il letto e alto quanto il comodino. Le distanze poi sono davvero relative il Duomo è raggiungibile da qualsiasi luogo in 5 minuti. Lo sapevo che il teletrasporto l'avrebbero scoperto prima o poi. Gli annunci più carini la top 3 della mia ricerca mattutina sono: il video della casa, il monolocale umano, e l'affittuario troppo sincero.

Il primo è un video (da vedere senza audio altrimenti perde tutto il pathos) di un monolocale che in realtà è una richiesta di assunzione a Dario Argento, il filmato comincia con inquadratura fissa sul pavimento in stile Shining, e continua percorrendo il corridoio velocemente ondeggiando per poi arrivare ad un salotto completamente vuoto. Un incubo, aggiungete che il pavimento è anche a rombi rosso sangue. Avrei paura a contattarlo.

Il secondo classificato è l'annuncio del monolocale simpatico: "Ciao sono un monolocale aperto e simpatico, mi piace prendere il sole dalle due finestre che affacciano sulla strada e mi riposo sul divano letto che è in salotto. Allora, cosa aspetti? Non ti va di conoscermi? Sono sempre stato solo con il mio proprietario ma sono certo che potremmo passare davvero dei bei momenti insieme." Non lo chiamerò mai, deve essere una zona non solo piena di pusher ma anche piuttosto scadenti.

Il terzo annuncio l'ho definito il sincero: "Affittasi monolocale zona via Bocconi ma diciamo più Corvetto quasi San Donato, in stabile davvero degradato". Ecco questo lo contatterei non per il monolocale ma per conoscerlo, a trovarne di gente così veritiera.

Fuori gara perché professionisti del settore, idealista.it con l'immagine che appare quando non c'è quello che stai cercando. Sempre. Negli ultimi giorni ho visto più le supereroine che i miei amici. 



*A titolo esemplificativo solo per farvele conoscere ho messo chiavi di ricerca assurde.

domenica 21 novembre 2010

Mr.Nobody

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Ci sono storie che non esistono

La domenica è una giornata strana la si aspetta per giorni e poi è subito lunedì. Se si ha un lavoro capita anche di lavorare, e si maledice un po' per quella finta promessa non mantenuta di giorno di festa. Se si sta cercando occupazione, che è un tipo di lavoro comunque, è un giorno in cui sei sicura che non arriveranno chiamate o e-mail. Oggi come se non bastasse piove il che rende il tutto ancora peggiore, si può scegliere la soluzione coperta e film o mettersi in modalità "non esco sotto al diluvio". O anche tutte due.

Quindi oggi consiglierò un film, bello e poco conosciuto "Mr. Nobody" diretto da un regista disbanded Jaco Van Dormael. Il film è stato girato con tanta attenzione nel post-produzione (2 anni) da non essere presentato al Festival di Cannes nel 2009 per scelta del regista, ma candidato poi a Venezia. Il film belga più costoso con un budget di 37 milioni di euro. In Italia non è mai uscito. All' estero ha giudizi critici ottimi e un crescente numero di fan che con il passaparola lo promuovono attraverso forum e blog. A molti cult capita così, di essere prodotti di nicchia poi promossi direttamente dal pubblico. A Donnie Darko e Matrix devono il loro successo a questo. Io l'ho conosciuto così surfando in rete e visto poi cercandolo disperatamente sul youtube giapponese sottotitolato in russo ma fortunatamente in inglese. Per la serie io sono refrattaria alle cose semplici.

Il film con una colonna sonora splendida e una scenografia accuratissima racconta di Nemo Nobody protagonista di una sorta di reality in cui i telespettatori del 2092 seguono in diretta i suoi ultimi istanti di vita. Nemo arrivato a 120 anni è l'ultimo mortale in un futuro dominato da una nuova stirpe di umani immortali che racconta la propria storia a un giovane ascoltatore tra realtà e finzione, tra sogni e ricordi. Infatti quello che racconta al suo interlocutore viene contraddetto dai flashback che ci vengono mostrati subito dopo. Come se la sua storia fosse in realtà tutte le possibilità che le sue scelte l'avrebbero portato a essere. Non una sola vita ma tre. Jared Leto l'attore protagonista si dibatte così in un gioco di specchi in cui ogni riflesso può essere la realtà. Jaco Van Dormael non si preoccupa di creare una struttura lineare anzi gioca tra l'onirico e tra tutte le possibilità dei se e dei ma, che ognuno di noi si trova a vivere ogni volta che compie una scelta. Il senso diventa così un limite al pensiero. A me è piaciuto anche per il messaggio che "tutto quello che scegliamo ha senso. Ogni scelta è la scelta giusta". Fatalista. Un film che vale ma sconosciuto, che parla di scelte in un periodo che me ne impone molte. Un po' Benjamin Button e Memento, ma più che altro uno Sliding doors all'ennesima potenza. E dopo i colloqui prendendo la metro ci si sente davvero come la Paltrow in quel film. Di seguito il trailer. Qui per i più coraggiosi il link megavideo.

Amo la pubblicità e odio i pubblicitari

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Odi et amo

Amo la pubblicità profondamente. Non odio i pubblicitari in genere, solo quelli che non mi prendono o non mi rispondono alle e-mail. Va bene aggiungo anche quelli che ai colloqui si lamentano di lavorare troppo, di non avere orari, e pochi soldi, quelli che ti consigliano di cercare di fare un lavoro meno stressante, e quelli che si credono rockstar. 
In pratica detesto profondamente solo la maggior parte pubblicitari. Succede quando ci si candida come stagista pronta a fare le nottate sorridente, instancabile e stanca di aspettare con tanto copriocchiaie già pronto per l'uso, ma non si riceve risposta alcuna.

Mi rincuora l'idea che anche quelli che fanno già il mestiere e ne parlano così, pur dedicandogli le giornate, le notti e i week end vivano evidentemente dei sentimenti contrastanti nei confronti dello stesso. Un giorno magari non troppo lontano potrebbe succedere anche a me. Lo spero. 

A questo proposito non posso che postare lo spot promozionale dell’Adcc, l’art directors club canadese che esprime perfettamente proprio questo Hate/Love verso l'adv. 
Con una speciale dedica a chi anche oggi, domenica, è in agenzia (testimone foursquare).

Non sono una persona particolarmente intollerante, giusto un po', ma l'odio è comunque preferibile all' amore a senso unico.

sabato 20 novembre 2010

Tre colpi brevi, tre lunghi, altri tre brevi

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere: 
Rappresentazione visiva di un urlo silenzioso
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Attenzione non si tratta di una tavola di un test di Rorschach. Chi comunque ha riconosciuto nell'immagine un elefante a 2 teste, non esiti a contattare il centro d'igiene mentale. Ognuno può vederci quello che vuole in quest'immagine, così come su chi si celi in realtà dietro al personaggio Donna Draper. C'è in entrambi i casi comunque solo una risposta esatta. E ricordatevi  che ognuno di noi tende a vedere ciò che sa.

Non unite i puntini, e leggete tra le righe.

venerdì 19 novembre 2010

A ragàzzi e mo vo buco sto pallone...

Magari per Advertball sarebbe carino comprarne un paio di questi palloni. Altro che pannelli solari o pale eoliche. L'energia vera è nei calci!Forse si sono ispirate a "se tutti gli stronzi fossero lampioni, misericordia che illuminazione", forse ci sono persone che sperano ancora di poter salvare il pianeta e non solo il mondo dell'adv. Lo spot è per il progetto l'American Express TakePart. Ispirato all'invenzione di quattro studentesse di Harvard che hanno avuto quest'idea: un pallone che si ricarica di energia se preso a calci o giocandoci. Faccio dribbling e ricarico il cellulare insomma. L'inizio è da brividi "25% dei bambini del mondo non hanno l'elettricità molti di questi, comunque, giocano a calcio", anche se non fosse l'invenzione del secolo sensibilizza verso un problema spesso ingiustamente taciuto. La sensibilizzazione è qualcosa di diverso dal mettere foto di cartoni anni 80' o scrivere di che colore si ha il reggiseno o dove si preferisce mettere la borsa." Lady Oscar, nero, sulla libreria in corridoio" ecco oggi sì che ho reso il mondo un posto migliore. Molti hanno criticato queste iniziative, ormai è troppo massificato anche andare in controtendenza. Io mi limiterò a dire che preferirei che le stronzate e le iniziative benefiche rimanessero ben distinte.
Un indizio su chi sia veramente?Sono una buona, in fondo. Enjoy it!

Donna Draper e la mattina

Il telefono non suona da giorni, almeno non per motivi lavorativi. Tutto tace. Una delle poche consolazioni del non avere un lavoro è poter dormire la mattina e saltarla così.  Come una cosa che ci dovrebbe essere ma invece, inspiegabilente, non c'è. Come il sole a Milano. Vaglielo a spiegare il sole ai milanesi. Convincili poi che non è un'anomalia, e che vederlo quotidianamente non sarebbe poi troppa follia. La mattina io dormo, al massimo rispondo che sono un po' rincoglionita, ma mettere la sveglia aspettando che il telefono squilli è una tortura evitabile. Resisto aggrappandomi al ricordo di mattine peggiori e colazioni più amare.

Annego dentro una tazza di cappuccino vagamente bulimica
Lecco chucchiate d'indolenza.
Giro le mie paranoie insieme alla schiuma depositaria di antica glicemia.

Cerco di eludere l'inutilità dei tuoi gesti rimanendo ferma immobile.
E  anche questo mi costa fatica.
Vorrei mandare avanti con il tasto fwd e svegliarmi che sei già fuori.

Sappiamo talmente bene cosa stiamo per dirci,
che ci si potrebbe evitare il reciproco disturbo.
Raccontare un triste epilogo con parole che suonino leggere
di prima mattina è un esercizio da acrobati professionisti.

Non mi concedi il lusso del silenzio
Surreale visto l'abuso che ne hai fatto fino a qui
Avrei riservato le parole per  situazioni migliori
Avrei preferito la delicatezza di un tuo sguardo triste e sincero
Avrei gradito un cessate il fuoco siglato per osmosi
Avrei.

Taci.
Ti ascolto.
Resto ormai facilmente impassibile al vuoto delle tue parole
Molte mi scivolano leggere addosso solo alcune,
si impigliano ostinate tra i vecchi pensieri e i lunghi capelli.

Le lascio risuonare in me come un ritmo ovattato di una musica
che suona in lontananza.
Riconosco volutamente solo il suono di una voce che ho amato,
il resto è solo un fiume inarrestabile un'alternarsi distratto
di sono cambiato, sei cambiata, 
siamo cambiati.
Cambierò.

Te ne stai davanti al mio cappuccino senza sapore e continui a parlare.
Sul pavimento cimiteri dei tuoi racconti. 
Su ogni lapide una frase inutile.

Respiro. Calma. Altro respiro.
Non mi lascio sedurre dall'idea di risponderti,
cercando di tracciare linee di confini indefiniti
e fragili tra bugie e verità.

Scelgo di concedermi almeno il lusso del mio silenzio.
Rimanendo fedele a me stessa e alle mie parole,
E ti lascio il mio sguardo più triste e deluso.
Ti lasci attraversare e ti trascini fuori.
Anche dalla mia vita.

Non cambieremo. 

Intanto piove fuori e dentro me.
E sono pozzanghere di ricordi che riempiono la via della mia dimenticanza. 

giovedì 18 novembre 2010

L'importanza di chiamarsi Donna Draper

Stamattina (dalla regia mi comunicano verso mezzogiorno) mi sono svegliata e ho trovato un articolo su di me di Massimo Guastini su kttbblog. Una vera carezza all'ego. Per chiarire questo blog non è l'idea geniale per trovare uno stage o almeno non per il momento, non mi sono arrivate proposte di colloqui e le mail che ricevo sono principalmente di due tipi. Tipo uno: da ragazzi che come me sono in una situazione di precariato  che alternativamente o si lamentano o mi incoraggiano a non mollare, con un rapporto di 10:1. Tipo due: persone che non credono che sia un'aspirante stagista e mi chiedeno dettagli o addirittura lavoro. C'è chi poi mi accusa di essere più che una copy una che copia. Questo post darà qualche breve delucidazione in merito alla mia persona, tanto per far luce tra la fitta nebbia di mistero in cui sono avvolta. Anche se alla nebbia molti di voi dovrebbero essere abituati. Donna Draper, un nome, un po' di perché...

Come è facilmente deducibile anche ai non amanti del genere giallo Donna Draper non è il nome con cui sono registrata all'anagrafe. Darsi un nome da soli è un lavoro difficile, mi pare di ricordare che gli indiani d'America lo decidano autonomamente quando diventano adulti. Io in quel caso avrei scelto Persona Meravigliosa, così per dire. Se pensate di avere un nome che non vi soddisfa ringraziate comunque i vostri genitori per avervi sollevato dall'idea di doverci pensare. Sono esonerati dai ringraziamenti quelli che hanno il nome uguale al cognome con in mezzo un Di (Mario Di Mario), quelli con nomi assurdi che ogni volta che si presentano devono spiegarne l'origine ("Mi chiamo Durlindana perché..."), i vari Brooke e Chanel nati in piccoli centri o periferie italianissime, quelli che hanno subito per anni gli sberleffi scolastici e quelli che hanno accoppiate nomi e cognomi banali che per trovarli su facebook devi scorrere pagine e pagine di omonimi (Mario Rossi). In quest'ultimo caso te la devi giocare tutta con la personalità, ad esempio Ian Fleming aveva scelto James Bond come nome per il personaggio dei suoi romanzi proprio perché fosse neutrale e anonimo, così che potesse spiccare per altri motivi. 

I nomi in generale mi hanno sempre affascinato e anche quando vado al cinema per la gioia di chi accompagna, mi sorbisco sempre tutti i titoli di coda perché non si sa mai magari esce un nome bellissimo tra un assistente alla fotografia o una comparsa, e non vorrei perderlo così. Detto ciò la scelta di Donna Draper, dopo quattro stagioni di fila viste in poche settimane di Mad Men, è stata fatta nel giro di 5 secondi netti perché Peggy Olson non mi sembrava abbastanza carismatica e misteriosa. Non è la trovata da creativa del secolo rendere femminile Don con Donna, lo so, ma mi è sembrata la scelta giusta visto che Donalda avrebbe fatto troppo Paperino (e passare per sfigata, vista la situazione non mi andava proprio). Così vado a registrare il blog come donnadraper ed è già preso. Sconforto e mestizia, ma che disdetta! E adesso? Decido di voler mantenere Donna e trovare un cognome con la D perché per quanto possa essere utile avere 7 cognomi per entrare in agenzia, sono affezionata all'idea di averne uno solo. D...D...D...Disbanded! Ovviamente ero a conoscenza del blog Teddisbanded e avevo letto la sua definizione di questo aggettivo intraducibile  in italiano che definisce lui stesso in poche righe "una filosofia di vita, un modo di essere e di agire, una condizione umana. Sei confuso?Sei disbanded. Non hai voce?Sei disbanded. Sei tornato single?Sei disbanded di nuovo". Decido di abbandonare momentaneamente il divanesimo e abbracciare il disbandismo. Non solo rispecchia in pieno la mia situazione ma è anche un aggettivo, non potevo chiedere di meglio. Nascono poi la pagina fan su facebook e il profilo. Lì scopro che c'è un supereroe venuto dal passato Donald Draper. Ecco di questo non ne sapevo nulla, avevo cercato se ci fossero altre Donna Draper ma non mi ero spinta fino ad aprire tutti i 40 profili maschili fake ispirati alla serie. Ho anche molti sospetti su chi sia in realtà, ma che ci fosse davvero non lo potevo sapere. A lui non  pare sia dispiaciuto anzi mi ha nominato come la sua prima copycat, forse fa anche cv. Se sono una paracula?Bo, tutto sommato me lo auguro perché al momento sono proprio una donna disbanded, oh quanto sono disbanded.


mercoledì 17 novembre 2010

Le fiabe insegnano che i draghi possono essere sconfitti

Il titolo è tratto dall'intervento di Benigni a Vieni via con me. Il suo monologo è pieno di ispirazioni e mi è venuto in mente mentre caricavo su youtube un nuovo video di Donna Draper e l'occulto. Abbastanza triste lo so, ma ormai ci ordino anche la cena con youtubesearchstories sono entrata in un loop. A parziale discolpa ci sono momenti in cui non lasceresti davvero nulla di intentato, e se tempo fa cercavo il santo degli stagisti o i precari (all'occorrenza contattate pure San Gaetano da Thiene anche se devo dire credo sia pieno di lavoro) oggi invece pensavo ad una soluzione più pagana, non so una danza dello stage... sento che con questo stato d'animo fatalista potrei anche comprare il sale da Vanna Marchi fortuna che è in galera, che poi che strano è finita in cella con la Franzoni sembra che siano diventate molto amiche. Ci farei un reality su una storia così, anzi ora giro il cv alla endemol.  Intanto che resto qui ad aspettare lo stage azzurro, vi lascio qualche riga sui draghi e altri demoni come l'Ammore, e se vi va potete completare l'esperienza polisensoriale con una canzone poco nota ma molto bella di Max Gazzè sono il drago che ti adora.
                          
Le principesse non sono più quelle di una volta


Sono una principessa al contrario.
Tengo prigioniero un drago nella torre più alta.
Sono una principessa addormentata, che ha già avuto troppi baci.
Il mio drago non sputa fuoco, piange perché venga liberato.
Aspetto che arrivi un principe, a liberare il mio drago.
Un principe senza macchia e senza paura.
Con tutte le intenzioni di sporcarsi e di tremare, per me.
Sono una principessa al contrario.
Non ho fate madrine. Non ho i capelli biondi e lunghi.
Ho solo questo drago che piange a ricordarmi che sono una principessa.
Se vuoi una principessa, libera il mio drago.
Scenderemo inseme dalla torre più alta.
Non voglio più aver paura, finchè non ne avrai anche un po’ tu.

L'insana passione per la pubblicità

I motivi che spingono una giovane a sognare di fare pubblicità sono diversi e deprecabili. Molti strutturali e genetici sono che l'insana passione sia nata in molti di noi generazione anni 80' mentre crescevamo. Io da piccola avevo una paura tremenda dell'omino tabù e mi emozionavo per gli spot Barilla dal gattino sotto la pioggia fino a quello dei fusilli Barilla 1988 che mi aveva tanto ispirato da farmi riempire tutte le giacche di papà di farfalle. Se ve lo state chiedendo erano crude, tranquilli per quanto all'epoca avessi 4 anni avevo capito che fosse meglio lasciarle al naturale e scondite, perchè sembra fosse diffusa la moda di metterle con tanto di sugo, con grandi lamentele da parte dei papà italiani. Undici anni dopo quello spot quando la famiglia hippie metteva su casa nel faro Barilla 1999 dopo la delusione pazzesca data dalla loro svolta borghese ho cominciato ad avere dei dubbi. Con gli anni ho aperto gli occhi mi sono accorta che l'omino tabù non era poi così temibile e il papà dei fusilli barilla era davvero un bel tipo dagli occhi blu, ma soprattutto ho capito che sarebbe stato bello se crystall ball avesse mantenuto le sue promesse perché "se vuoi si attacca non rompe niente e poi non macchia" è stato uno degli spot più truffaldino della storia, altro che gli anticellulite o le creme per far crescere il seno (ma davvero ci sono donne che ci credono?). Io ho sporcato con il crystall ball tutto lo scibile umano. Realizzzo solo ora di essere stata una bambina che ha dato grandi soddisfazioni alla tintoria sotto casa. E anche la storia delle famiglie felici e contente mentre fanno colazione nel loro mulino bianchissimo è davvero poco credibile, se non altro perché fino ai 24 anni non ho mai visto mulini non vivendo nella Mancha. Anche se con questa storia dello stage troppo spesso mi sembra di combattere contro dei mulini a vento. 
La verità oltre la facile ironia e i torbidi meccanismi del sistema, è che la pubblicità secondo me rappresenta una delle forme d'arte più moderna e diffusa se fatta bene. Uno dei pochi settori in cui c'è spazio per le idee, concentrate con tanto di musica e parole. Emozioni che senza sforzo ti raggiungono direttamente quando sei a casa spalmato sul divano e ti strappano un sorriso. E la pubblicità che prende in giro se stessa è quella che fa sorridere di più. Check It Out.

martedì 16 novembre 2010

Bisogna tirare calci...ad un pallone



Mentre sei alla disperata ricerca di uno stage capita anche di imbatterti in una splendida iniziativa ovvero il campionato per i professionisti della comunicazione. L'iniziativa è a scopo benefico: parte delle quote di iscrizione e il libero contributo degli sponsor Birra Moretti, Puma ed AssoComunicazione, andranno a sostegno del CAF Onlus, Centro di Aiuto al Bambino Maltrattato e alla Famiglia in Crisi. Il campionato partirà con l'inzio del prossimo anno e durerà fino a metà giugno, ma le iscrizioni sono aperte dal 10 novembre con la nuova release del sito www.advertball.it.
La Y&R infatti si è inventata la trovata sociale e Vicky Gitto fa il direttore creativo simpatico, complice lo sport più nazional popolare che ci sia che riunisce tutti in uno spirito goliardico. Certo, perchè la vita d'agenzia è dura e stressante e si invecchia come i cani quindi per compensare bisogna dare i calci che non si è potuto dare sul lavoro. E allora con gli aspiranti pubblicitari si potrebbe organizzare un campionato nazionale a girone unico?Perchè non istituire un telefono amico da chiamare al millesimo "le faremo sapere"?

Forse come aspirante stagista dovrei coglierne il lato positivo, grazie a questa iniziativa potrei avere delle possibilità molto più concrete se mi mettessi a vendere pop corn a bordo campo o ancora meglio se comprassi dei pon pon e cominciassi a saltare osannare l'ego strabordante dei professionisti del settore da qui a giugno.
Ma quanti calci darei volentieri anche io.

Today is just another day

Da ieri la homepage di iTunes annuncia tronfia "Tomorrow is just another day. That you'll never forget" pare che la cosa che mi cambierà la giornata, a me come a tutti voi sarà poter scaricare i Beatles da iTunes, qualcuno con la dovuta delicatezza spieghi a Jobs che esiste emule. E poi si che la musica salverà il mondo è proprio una bella idea, ma non ricorderò il 16 novembre per questa cosa. Steve invece di inventare tavolette miracolose potresti trovare il modo di far suonare la sveglia dell'iphone anche se spento?Ecco, per dire, il giorno in cui ci riesce meriterebbe davvero di essere ricordato. Let it be.

Spesso per portare il colpo vincente, bisogna indietreggiare

La frase del titolo è tratta da "million dollar baby",  Clint Eastwood parla del mondo della boxe come un mondo al contrario nel quale un colpo vincente deriva da qualche passo indietro per un maggiore slancio. Il mondo della pubblicità, guantoni esclusi, non è poi tanto diverso quindi questo post rappresenterà una breve pausa dal file rouge del blog. Un piccolo passo indietro. Non si può essere monotematici e poi i pubblicitari devono essere soprattutto dotati di una spasmodica curiosità e una propensione naturale alla versatilità. Quindi questo sarà un racconto breve sullo stile scrittrice di harmony, quella che si cela nel cuore di ogni donna e di molte giornaliste di studio aperto.





Allontanarsi un po’, per potersi poi di nuovo avvicinare.

Le tue gambe che si incastrano tra le mie, la testa si volta dall’altro lato. 
Sguardi fissi, immobili.Non vediamo, non guardiamo, non ci interessa nulla che sia al di fuori dei nostri occhi.

Mi aggrappo a te con tutto l’amore e tutta la disperazione di sapere che sei e non sei l’uomo della mia vita. Ma ora è la mia vita ad essere tua.
Toglimi i dubbi.

La tua mano sulla schiena, la pressione di ogni dito come un codice indecifrato.
 Sembra quasi che stiamo camminando. Ma tu guardi avanti, io indietro. Non camminiamo insieme, infatti. False metafore della vita a due. 
Tu vai, io sono appesa a te, ti seguo.
Mi sospingi, suggerisci, sempre in silenzio e io in silenzio obbedisco.
 Con tutta la sorpresa del primo incontro e tutta la disperazione dell’abbandono. 
Con tutto l’amore che negli anni siamo riusciti a chiudere in una musica che mi strazia.
Sei e non sei tu? E io? Ogni incontro è solo un abbraccio di corpi, e poi quello che resta è una cicatrice, o al peggio una piega sul vestito.
 Eppure devo avere in te una fiducia totale, mi lascio guidare, confortata solo dal tuo abbraccio, così non voglio sapere nulla. 
Tu prendi le tue decisioni, io voglio solo assecondarti. E le tue decisioni diventano anche un po’ le mie. Non perché le condivido, ma perché ho ancora il tuo profumo addosso, e già non ne so fare a meno.

Tu hai le tue decisioni da prendere, che poi diventano un po’ le nostre. Ma solo un po’: io ci ricamo sopra, ho belle gambe apposta. 
Tu scegli la strada, la direzione, se fermarsi o andare avanti. Io assecondo, abbellisco, taccio, approvo, e chiudo gli occhi.
Nel tuo gioco di pressioni e guance calde.
 Solo un accessorio. 
Non aver paura di farmi un po’ male, di forzarmi, di trattarmi come un oggetto.

Io, le mie gambe lunghe sui loro tacchi. E i capelli sciolti, come piace a te.

No. Non è maschilismo. 
E’ una lezione di tango.







Scherzavo o come diceva la cara Britney oops I did it again, lo spot è 'Last Tango In Compton' di DDB UK per Volkswagen, bello spettacolare nell'atmosfera dei teen films step up e save the last dance  e giuro che darei via un rene pur di ballare così (magari mi sarei giusto limitata sul trucco alla Moira Orfei/Tatangelo) ma la questione è: la macchina dov'è?3 secondi netti per la Volkswagen mi sembrano esageratamente pochi. E degli spot dove non c'è il prodotto mi fido sempre poco, fossi il cliente mi sentirei preso in giro. 


Potrebbe alla fine del ballo esserci qualsiasi cosa dai jeans allo shampo antiforfora fino ai cerotti Dr. Scholl's per le vesciche...