lunedì 31 gennaio 2011

Vivere senza confini

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
I'm walking down the line that divides me somewhere in my mind 

Faccio sempre quella che se ne frega delle etichette invece sono una persona complicata a cui piacciono le cose semplici. Ci sono situazioni invece in cui il confine è labile e io gioco sempre sul filo del fuorigioco tra fughe e ritorni violenti. Bisognerebbe tracciarli a tavolino i confini, come quelli dell'Africa tutti un po' squadrati. Sarebbe tutto più semplice ma probabilmente mi annoierei e lamenterei lo stesso. 

A proposito di confini da non superare ma a "sproposito" con ciò che ho scritto prima, questo è un bello spot contro gli abusi si chiama The Havens 'Where Is Your Line?'. Il video racconta di una serata tra amici e c'è sopra la linea di youtube una linea in cui dovete cliccare quando secondo voi comincia ad essere spiacevole l'approccio del ragazzo. Vi rimanderà a seconda del punto in cui cliccate a pagine diverse con percentuali interessanti. A me sembra un' idea brillante. Un po' troppo crudo ma diretto quanto serve.

domenica 30 gennaio 2011

Amo l'amore e odio gli innamorati

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
L' amore è un gioco ad incastro, trova il tuo pezzo giusto.


Bello spot brasiliano per un'agenzia d' incontri, in Italia invece meetic comunica ancora cosìcon il suo claim "Ogni settimana più di 300 storie d'amore. E  la tua quando inizia" quindi sono 300x52=15600 storie d'amore l'anno. Ecco se uno fosse un minimo sfiduciato da pensare di iscriversi figuriamoci dopo il rapido calcolo. Truly madly deeply disbanded.

sabato 29 gennaio 2011

L'Antologia di Tgcom

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Al peggio non c'è mai fine

Nella settimana in cui è stata trafugata la bara di Mike Bongiorno scopro su Tgcom una sorprendente quanto disbanded rubrica: "il lungo addio". La possibilità di scrivere necrologi online come gentile omaggio per i nostri cari defunti. Insomma la democratizzazione dei coccodrilli. Non sia mai uno avesse il rimpianto di non essere stato abbastanza famoso da meritarne uno (eh?).  Questa è l'ulteriore prova che non si possa stare tranquilli neanche dopo morti. A parte per il povero Baudo che starà passando ore d'inferno nell'indecisione su cosa temere di più.
Non aggiungo altro mi limito a condividere come introducono il servizio necrologio che in confronto le suonerie dada mobile sono una cosa bella e di buongusto:

Il saluto a chi passa a miglior vita

Per i pellerossa (e per Fabrizio De Andrè, che ne ha fatto una canzone) i "verdi pascoli del cielo" sono il luogo dove, dopo una vita di sofferenza, si può trovare finalmente la gioia. Sono, insomma, quel paradiso in cui tutti sperano: ricchi e poveri, belli e brutti, una volta passati a miglior vita non c'è più differenza. La morte, per dirla con Totò, è "A' livella", perché rende tutti uguali. Anche Tgcom, dunque, vuole omaggiare tutti i defunti: non solo quelli che in vita sono stati "importanti", ma anche quelli meno conosciuti, o forse totalmente sconosciuti.
Volete segnalare la scomparsa di un vostro caro avvenuta negli ultimi giorni? Mandateci una foto e un breve testo commemorativo qui.

venerdì 28 gennaio 2011

Happiness when you're eight

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Una volta avevo un biscotto al burro ed uno al cioccolato: li amavo entrambi.

martedì 18 gennaio 2011

Breakism

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Non eravamo come gli altri e si capiva dagli occhi: alle mostre la gente scrutava le opere, noi scrutavamo la gente (che scrutava le opere)



Avete presente quella sensazione di profonda ignoranza nei musei d'arte moderna? Quando guardi un quadro e poi vai alla ricerca del senso come se fosse un rebus per solutori esperti? Solitamente poi si cerca di aiutarsi leggendo il titolo (nella vana speranza che dia qualche indizio) e come minimo ci troviamo di fronte ad un sibillino "senza titolo 6". Ecco penso che l'insight e l'idea smart di questo ambient sia proprio che alle mostre d'arte moderna non ci capiamo mai un bel nulla. Così Kit Kat fa del suo claim “Have a Break” un titolo originale ad un quadro fake alla mostra “Abstract USA” che si sta svolgendo a partire dal settembre 2010 fino a Febbraio 2011 all’interno del Rijksmuseum Twenthe, una galleria d’arte nei Paesi Bassi, con l'effetto di una pubblicità davvero speciale. 

lunedì 17 gennaio 2011

The end

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Titoli di coda

Premesso che credo che sia uno spot molto carino e che dimostra che chi sa fare il pubblicitario può pubblicizzare in modo eccellente qualsiasi tipo di prodotto. Meravigliosi i nomi per la badante del prozio Irina Ruskova e Consuelo Almeida Perez per la colf. Da appurare come mai il ragazzo della pizza e del sushi si fermino a fare pipì durante le consegne... per non parlare poi del turista smarrito. Questo bagno è più trafficato di quello di Paolo.

venerdì 14 gennaio 2011

Ecco, hai fatto una bella frittata!

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Non si può fare un omelette senza rompere qualche uovo



L'agenzia Wieden & Kennedy di Londra firma uno spot per il burro Lupark davvero teatrale. Bella l' idea di rendere spettacolo la cena creativa. Sapete quando ci si ritrova davanti all'eco che risuona nel frigo con la povera lampadina interna che si chiede dove siano finiti tutti e la disperata ricerca di improvvisare una cena arrangiata? Di solito il tentativo è reso tanto più difficile dal fatto che i 5 ingredienti  a disposizione (di cui uno è un limone con buone probabilità già aperto) spesso fanno anche a botte l'uno con l'altro. Le soluzioni a quel punto sono tre ci si può improvvisare Heinz Beck e tentare di mangiare il possibile sperimentando mix e accostamenti improbabili tipo bresaola su un letto di yogurt alla fragola, uscire a procacciare del cibo take away o ci si arrangia con una frittata. Infatti quelli di Wieden & Kennedy hanno puntato sull'omelette artistica con musica e fotografia perfette, così come la voce fuori campo. Peccato solo che somigli tanto all' intro del telefilm Dexter.



giovedì 13 gennaio 2011

La vita è una mer...

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La proprietà transitiva dell'uguaglianza


Non sono mai stata particolarmente ferrata in matematica anche se a volte mi sono persa in ragionamenti su regole matematiche applicate alla vita. Come la storia dei numeri primi, no? Giordano ci ha fatto una fortuna con quella storia lì, io ad esempio ho comprato il libro solo per il titolo "La solitudine dei numeri primi". Che poi il fatto che soffrano di solitudine i numeri primi a me non è mai sembrata convincente, sono così tanti. Altra questione che mi ha sempre incastrato i pensieri è quella del mistero delle rette parallele: per alcuni non si incontrano mai, per altri invece si incontrano all'infinito. Alla fine non ho capito ma ho deciso di credere che si incontreranno all'infinito quando non gliene fregherà più niente e come dice Guzzanti incontrandosi non si saluteranno. Una teoria invece chiarissima è quella che se A è uguale a B e B è uguale a C, C sarà necessariamente uguale ad A. Dicesi proprietà transitiva dell'uguaglianza e si impara in terza elementare, ma evidentemente è sfuggita ai poeti che hanno pensato al nuovo spot Vicks Sinex Aloe. Lo spot infatti si conclude con il pay off "Respira la vita" dopo la smorfia di disgusto paterna all'odore di pannolone appena riempito del bimbo. Ora se la storia dell'uguaglianza è vera il messaggio è chiaro: la vita è una merda. I moderni Süskind hanno pensato che quando uno è raffreddato più del non sentire l'odore di crostata appena sfornata o il profumo della proprio amata un pover uomo non veda l'ora di stapparsi il naso per inebriarsi degli effluvi del pannolone del figlio. Cosaaaaaa? Se lo scopo è quello evviva il raffreddore. C'è da dire però che si scusano in anticipo. Ma anche no, che facciamo come quelli che chiedono permesso e poi ti danno una gomitata per passare? Perché poi la passano ad ore pasti dove è meno probabile che le persone li possano scusare? Io non li scuso per una pubblicità così tristemente merdosa.

mercoledì 12 gennaio 2011

Alfonso Luigi Marra colpisce ancora

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E' davvero bellissimo

Dopo lo spot con la Arcuri e quello con la figlia Caterina (unica tra i vari personaggi ad avere la scusante familiare allo scempio) ci si poteva aspettare qualcosa di più? Sì, Marra è un uomo dalle mille sorprese e sfodera un altro spot, peggiore. Confermando che il trash è una delle poche cose in grado di stupire e che al momento in Italia è l'uomo che fa i migliori virali. Questa volta è il turno di Lele Mora per promuovere il libro leggendo sul gobbo frasi sconnesse e con il dito puntato verso l'inerme telespettatore. Comincia con una frase che sembra una presa di coscienza "tutto ciò che riguarda Marra è sempre la cosa più brutta del reame" poi però lo spirito critico subito muore e ci ricasca anche lui con "è il libro più straordinario che ho mai letto". Escludo che abbia letto molti libri di grammatica e forse l'altro che ha letto è la biografia di Costantino e quindi posso anche crederci, altrimenti vorrà dire che straordinario è stato preso con il significato più letterario del termine "fuori dall'ordinario". Poi il martire/principessa Mora ci informa di aver preso solo un euro pur di "rompere il silenzio assordante di quelli che potrebbero parlare ma credo temano inattesi cambiamenti". Lo strategismo sentimentale può provocare inattesi cambiamenti? Perché non restare nell'assordante silenzio? Con tanti sms solidali che ci sono è stata un'occasione persa per quell'euro. Ma la chiusa è la vera chicca stavolta il libro non è solo bellissimo è DAVVERO bellissimo. Certo che da Mora e la Arcuri non mi farei consigliare mai un libro, ma i testi degli spot cominciano a farmi venire la curiosità di quanto materiale ci potrebbe essere tra quelle pagine. Ecco lo sapevo... finirò per comprarlo.



martedì 11 gennaio 2011

Non smetterò di voler fare questo mestiere

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Smetterò di voler fare questo mestiere


Al momento i due titoli rappresentano la mia condizione di aspirante pubblicitaria, quello che vince è che continuerò perché non ci sono solo strategismi sentimentali, cameriere sexy con la fissa della pittura e "sofà beato chi se li fa". Ad esempio The Chase Film, spot creato per la Intel per pubblicizzare i nuovi processori Core è un buon motivo per credere che nell'adv qualcosa di buono sia rimasto. Forse. La storia è semplice una ragazza scappa da due loschi individui per proteggere un pacco. Può essere una ragione valida per continuare a sperare uno spot con una storia così? Cosa ci può essere di tanto spettacolare? Guardatelo! 

mercoledì 5 gennaio 2011

Nel sogno sei autore e non sai come finirà

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Vorrei rubare i sogni a te felici e metterteli dentro la testa 

La ragazza che non sapeva sognare guarda il corpo steso accanto al proprio con un un sorriso di sospetto e curiosità. I respiri sono armonici mentre allunga lentamente un braccio a sciogliersi dall’intreccio d’amore, sollevando piano il busto avvicina il viso a quello di lui. Tanto vicini quanto distanti, lo scruta con l’insistenza del dubbio e del desiderio, con l’intensità che quasi lo potrebbe svegliare e riportare a sè. Le palpebre appena appoggiate tra loro a proteggere il sogno, piccoli palpiti, una leggera improvvisa contrazione del labbro. Si scosta, spaventata dall’idea di aver turbato il compiersi del miracolo. Ma lui dorme ancora, e dietro le ciglia incurvate contro se stesse scorrono immagini ignote, ricreate nella lontananza dall’inventario del possibile. Una mano che si sposta, a cercare ancora inesausta la pelle chiara, ma la ragazza che non sapeva sognare si scosta, stizzita. Da quel segreto mai infranto e mai compreso, da quel luogo falsato in cui lui è fuggito, e sottrae il fianco all’affettuoso affondo, lei tutta di carne non fatta per carezze spinte dal desiderio acceso di ricordo. E con un sibilo di rabbia succhia l’aria dalla bocca di lui, e con gli occhi bagnati implora a mente "insegnami a sognare" e lui nel suo sonno popolato di vite altre e continue parole si strappa dall’abisso, all’urlo represso di lei. E spalanca gli occhi, e lei cade in quel verde che nella notte è tanto più prezioso, e lui la stringe perché non si faccia male, e mescolando le lacrime con il verde, la ragazza inventa un sogno. Inventa un sogno bellissimo, ci entra e non torna più.

martedì 4 gennaio 2011

Dad is leaving

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
"Prendila così, non possiamo farne un dramma"


"If there is no Jacobs it's not worth stickin' around" questa è la campagna stampa di JWT di Tel-Aviv per il caffè solubile Jacobs. Ha suscitato parecchie polemiche per la tragicità della scena. La storia è semplice: un papà inamidato con una valigia malamente photoshoppata lascia la tenera pupetta dolce e la casa dai parquet stranamente riflettenti perché non comprano il caffè giusto. Una specie di incubo per bambini fatto ad hoc. Altro che il panda a cui non puoi dire di no, questa volta si va al supermercato direttamente con la paura dell'abbandono. A voler pensare bene è solo una delle scuse peggiori del secolo. Dopo "non sei tu sono io" e "ti lascio perché ti amo troppo" o quella più amata dai narcisisti "devo imparare a pensare più a me stesso" c'è anche che uno possa sbagliare la marca di caffè. Buono a sapersi. Magari è  più credibile delle colazioni sorridenti all'alba dei mulini bianchi. C'è da pensare che per una scelta simile con tanto di lacrime magari il povero padre potesse essere almeno allergico a tutti gli altri tipi di caffè solubili del regno o forse è una mezza confessione per avvalorare i sospetti della mamma sulla barista o peggio lei non gli comprava il caffè perché nella passata carriera di modello di lui c'era l'ombra di una forte amicizia con  Marc Jacobs che lei ancora non era riuscita ad accettare del tutto (no questa è decisamente un' altra storia). Certo che alla fine è tutto molto disbanded... anche se in fondo c'è del vero: sono sempre le piccole cose a fare le grandi differenze.