mercoledì 28 settembre 2011

Prima regola per parlare di cinema: non parlare di Fight Club

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Seconda regola per andare a cinema con me: non parlare.


L'unica volta in cui ho avuto voglia di alzarmi e andare via dal cinema è stato con il primo del Signore degli Anelli, troppo lento, troppo poco il mio genere. Un errore da principiante andarlo a vedere... ma non lo farei mai di prendere e andare via. Magari riuscirei a trovare qualcosa in una scena, in una frase, il colpo di tacco finale del regista, un nome assurdo tra i titoli di coda. Non potrei mai lasciare neanche un libro a metà. Li finisco tutti, sarà per compensare le cose che volenti o nolenti rimangono a metà nella vita. Mi piacciono i finali, i punti fermi, le persone che entrano nella tua vita bussando e ne escono con un saluto sincero. Le cose finiscono o si fanno finire. Non credo nelle porte che fanno aprire i portoni, nelle porte lasciate aperte che fanno solo troppa corrente. Io provo a finire tutto quello che faccio, magari mi perdo un po', anche il mitico Labirinto femminile di Marra sono riuscita a finire (giuro non l'ho comprato, è stato un regalo, non ho niente da aggiungere vostro onore). Anzi, devo ammettere che la Arcuri un po' aveva ragione è bbbbellissimo, uno dei libri più spassosi della mia vita. Tutto questo pensiero delirante mattutino (ma perché c'è la leggenda che i creativi possano dormire la mattina e invece a me capitano tutti lavori all'alba delle 9?) viene diretto da questo video:

mercoledì 21 settembre 2011

Cos'è un ricordo? Qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre?

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
RICORDARE: Dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore. 



martedì 20 settembre 2011

C'era una svolta

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Crederci sempre, innamorarsi mai.
Una principessa passò tutta la vita ad aspettare il principe azzurro, lasciando passare i principi di colori indefiniti che la volevano amare, scoprendo alla fine di essere daltonica.
Un’altra principessa cercò il suo principe trasformato da una maledizione. Andò negli stagni a baciare i rospi ma finì con il trarre più piacere nel leccargli la schiena.
La terza principessa decise di addormentarsi per essere svegliata da un bacio, ma ingoiò troppi sonniferi e non si svegliò mai più.
L’ultima principessa capì che non voleva un amore da favola. E visse felice e contenta.

mercoledì 14 settembre 2011

Contagion

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Virus


Metti una sera che non sai bene cosa fare e ti ritrovi più per caso che per voglia davanti al mega cinema con troppe sale e nulla da vedere. Finisci per fare una cosa che ho sempre sognato di fare all'aeroporto, d'istinto e senza pensare prendere il primo volo verso ovunque. Così ti ritrovi a vedere il primo film che sta per iniziare neanche fossi in tempesta ormonale adolescenziale con fuori la pioggia scrosciante e i tuoi a casa. Ecco questo dovrebbe essere l'unico motivo per arrivare a vedere Contagion. Un film che potrebbe essere uno di quelli che mettono in estate su canale 5 con le catastrofi. Nella sala è iniziato con 10 minuti gratis di un altro film Drive, e già ti senti preso un po' per il culo. Come quando sei sul divano con qualcuno e l'altro che cambia idea sul film da vedere dopo 10 minuti...ma come? E adesso? E se mi piace di più del film che non ho scelto ma avrei dovuto? Dopo questo spot lunghissimo di un film che finge malamente di essere Fast and Furious che mentre sei costretta a vederlo ti viene in mente di chiuderti occhi e orecchie canticchiando trallalala finalmente comincia il film. E non finisce mai. M-a-i. Una specie di documentario lentissimo alla Piero Angela su questo virus che neanche fosse stato in tempo reale sarebbe stato così lento. L'unica perla del film la canzone finale degli U2 "All I want is you" e l'unico brivido è stato quando il vicino ha tossito. Panico puro. L'unica cosa che ha in comune con i film belli davvero è che quando esci dalla sala ti resta qualcosa dentro: la totale paura di contatto diretto o indiretto con qualsiasi essere umano portatore sano di batteri e una voglia irrefrenabile di comprare container di Amuchina. E per me la consolazione che l'aereo che sogno di prendere verso ovunque potrebbe portarmi in un posto che probabilmente mi farebbe cagare.

venerdì 2 settembre 2011

Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell'amore

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Tutto finisce. Anche quello che non è mai iniziato.


L'uomo amava quel suo modo di dire. Di scrivere. Di far ridere.
Amava la sua finta spregiudicata sfrontatezza con cui affrontava il mondo. Gli piaceva la sua ironia dolorosa e velata di un senso triste della sua esistenza. Adorava quel corpo che scoppiava di passione, così perfetto nell'attimo del piacere, così feroce nel prendere ciò che lei pensava le spettasse. Gli piacevano quei fisici così precisamente accostati nell'ansimare stanco e sudato.
Tutto questo lo affascinava nel suo perfetto e sconosciuto apparire.
Non aveva niente delle donne tenere e mielose eppure leggeva in lei una dolcezza incapace di autocelebrarsi. La vedeva sempre ironica eppure fatta di una tristezza che rimandava ad altri mondi. Così violenta eppure così esposta e fragile.
Ma quell'uomo temeva tutto quel magico e preciso comporsi.
Amava quella passione, odiava i sentimenti già stanchi e ripetuti.

La donna non avrebbe saputo trovare una precisa ragione al suo sentimento.
Sapeva ritrovarsi esclusivamente nell'incastro perfetto di un fianco. La disturbava quella risata caricata, mai sommessa, a riempire la voragine di una finta appagante esistenza. Avvertiva come estraneo quel viso prima di farci l'amore e un attimo dopo lo riconosceva come suo da sempre, ma era l'attimo in cui l'uomo perdeva il senso di quel cercarsi, ormai certo di quel che pensava gli fosse dovuto.
Tutto questo la smarriva nel suo perfetto e conosciuto essere.
Non aveva niente degli uomini belli eppure preferiva l'estetica di una smorfia 
disegnarsi sulla sua bocca a chiunque altro. Lo vedeva freddo, egoista e prepotente e ciò la rimandava ad un passato fatto di uomini identici nella loro inegualità. Così intento a negare gli affetti eppure così naturale nel contraddirsi esponendoli.
Ma quella donna si emozionava a tutto quel magico e preciso comporsi.
Amava quella passione, odiava la ripetuta vigliaccheria dei sentimenti.