lunedì 28 novembre 2011

Stuck in reverse

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Loop.

L’aumento dell’entropia coincide col diminuire delle ore di sonno. Meno sonno e più dubbi. Ora tutto ricomincia. Di nuovo. (No, non è uscito un nuovo iphone). Ciclicamente succede che la vita ricominci e che si trovi davanti a dei bivi. Delle rotonde senza segnaletica. In Italia ci sono troppe rotonde. Secondo me sono di moda. Intanto che si aspetta di capire dove andare finiscono i calzini, le mutande, le camicie, i pantaloni puliti e il cesto dei panni si riempie. Aumenta il disordine, aumentano le monete da cinque e dieci centesimi, aumentano le cose da procrastinare, aumenta la lista dei libri da leggere e ascolto per ore la stessa canzone. Sempre la stessa canzone. Se avessi 5 anni guarderei lo stesso cartone animato. Ma non posso più permettermelo. Non ho il lettore dvd a casa. La scrivania del computer diventa un inferno di icone, e compare la cartella “Nuova Cartella (9)” sul desktop. Inizio ad indossare scale di colore monocromatiche tendenti al nero per incapacità palese di abbinare i colori. E tutti i giorni è lunedì.


mercoledì 23 novembre 2011

L'amore ai tempi del cos'era.

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Intanto cammino un po'.

T’amo di un amore passabile,
che se fosse vento spegnerebbe in una passata mezza dozzina di cerini,
a patto di averli accesi un po’ bagnati,
di quell’amore che non sorridi se ci pensi,
anzi ti viene da dar dei colpi di tosse
anche un po’ malsana, 
quell’amore che ripensarci è come riaprire
il diario di scuola di quando avevi sedici anni e ti detestavi
e lo rileggi e pensi: meno male,
di un amore che somiglia a un amore passato, 
come certe fotografie che ti dici sempre domani le cancello, 
e invece non lo fai
di un amore che fa paura quanto era grande
e adesso invece è piccolo che lo puoi tenere tra due dita 
e rigirarlo con un po’ di schifo
come se te lo fossi tolto dal naso
ti amo di un amore che è come un autobus perso per poco
ma di quegli autobus notturni
che puzzano talmente che nemmeno ti dispiace
e pensi aspetterò il prossimo
intanto cammino un po’.

martedì 22 novembre 2011

La Big Opportunity

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Una sòla.

Sono le 17. L'orologio segna il tempo inesorabilmente. È il momento decisivo per l'arrivo di qualsiasi richiesta assurda. Il cliente te lo immagini sempre così che si lacca le unghie fino alle 18 alle 18.01 manda la mail perentoria, alle 18.05 gli cade la penna e va a casa e ti lascia in un mare di merda. Arriva l'account trafelato non sa come dirtelo e lo fa nel modo più stupido sorride a denti stretti "c'è una big opportunity!!!!" Vedi in 5 minuti sfumare davanti a te lentamente tutti i tuoi programmi per la serata, il frigo continuerà a piangere solo con la tua vita sentimentale come triste sottofondo. 
Sfx: violini che sono il giusto accompagnamento per cotanta desolazione.
La big opportunity la prima volta che la senti ci caschi pure che sia la svolta della tua vita, 
l'anima del tuo portfolio, il segno che lascerai nell'adv per generazioni. Poi capisci che è un modo paraculo di rifilarti un merdone. Segue discorso pomposo e retorico su come nelle insidie si nascondano in realtà meravigliose occasioni di successo. Che se dall'altro lato avessi William Wallace pittato avrebbe un senso, ma detto da chiunque altro aggiunge solo dolore a dolore. Stiamo vendendo merendine mica conquistando il mondo. Tu guardi nel vuoto e ti aspetti come minimo una SWOT multicolore sull'immensa fortuna che ti è capitata anche stasera. Peggio che essere il milionesimo cliente che entra in un sito. Che poi sono stata talmente tante volte il milionesimo cliente che se mi dicessero che sì sono l'eletta o il nuovo messia, quasi quasi ci crederei pure. Il brief è semplice: non c'è da dire nulla forse in inglese forse in italiano. C'è un prodotto, sempre quello, che fa del suo come tutti quelli come lui. Ti esalti: è tutto così scontato che magari la differenza puoi davvero farla tu. E ci provi, magari non ci riesci ma lo devi al limone prendi odori solo nel ripiano del frigo e al tuo essere incredibilmente idealista. 
Così ti ritrovi a pensare: e se fosse davvero una big opportunity...? 
E ci caschi. Un'altra volta.

lunedì 14 novembre 2011

Siamo tutti clienti.

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Unique selling proposition.

U.S.P. Quando lo studi ti sembra un concetto tautologico. Perché funzioni una campagna o una comunicazione bisogna dire una cosa sola. Ci siamo. Ce la possiamo fare. Che ci vorrà mai? E invece poi un corno, i brief chiedono di dire minimo due cose. Insieme. Magari con lo stesso peso e risalto, perché una non risulti secondaria all'altra. Cazzo. Dico che il prodotto è autentico e non cambia dal 1200 ma anche che ora va consumato freddo, con qualche accenno sul fatto che è Natale. Ma non troppo che magari la campagna dura anche in primavera. Allora facciamo che sia solo un po' natalizio. Non troppo da essere contestualizzato al solo periodo festivo. EHHHHHHHHHH? Il povero account ti guarda interdetto, Dio solo sa quanto ha faticato a far diventare le cose da dire meno di 10. Tu gli spieghi la U.S.P blablabla, lui ti riguarda con l'aria di chi ascolta, capisce, comprende ma non può farci un cazzo. Alla fine si scende a compromessi, due opzioni di cose da dire e le altre dritte nella body. Ma complichiamoci la vita. Passiamo al target: il solito core target della marca 30-50 più maschile che femminile. Ma il cliente ha manifestato (ecco già è quello che è, poi si manifesta pure) la volontà di allargare anche e soprattutto alle ragazze. EHHHHHHHHHHHH? La risoluzione dell'enigma intricato va fatta naturalmente con la timing più abusata dagli account: ASAP. 
La prima volta pensi che sia sfiga, la seconda colpa del karma, alla terza capisci che spesso funziona così. Ma possibile che nessuno sappia cosa vuole? Poi ci pensi, risolvi come per magia l'enigma della campagna e continui a pensare a quello stronzo di cliente che non sapeva bene cosa voleva, ai suoi 5 debrief, ai troppi fine tuning. (N.B.: a leggere metà di questi termini l'anno scorso mi sarei mandata a cagare da sola). Stacco.
Sono a casa, posso smettere di pensare al prodotto divenuto incubo e cercare in fondo al frigo qualcosa di commestibile e non decomposto. Ma non so cosa voglio. Allora chiamo due amiche per uscire e procacciare cibo, alcol, vita. Ma non so dove voglio andare. Faccio la doccia e apro l'armadio. Non so cosa voglio mettermi. Lampo improvviso: siamo tutti clienti della nostra vita. O almeno io lo sono, a parte il logo più grande e lo splash, ho tutte le caratteristiche della bambina viziata indecisa e capricciosa. Alla fine mi tiro in strada con il cappotto e l'assurda consapevolezza che ha solo chi non sa bene dove sta andando. Musica al volume giusto, troppo alto, mi rincuoro pensando che quando si vuole davvero qualcosa la si ottiene. Tutto sta capire dove si vuole andare. Esattamente un anno fa volevo entrare in pubblicità ed è nato questo blog. Oggi, sono arrivata a fare la copy e uso termini che a leggerli l'anno scorso mi sarei mandata a cagare da sola. 
Stacco.
Sono a letto. Mi addormento felice di chi sono e dove sono arrivata. (Avercele sbronze così). Alla fine mi addormento al pensiero "chissà che fatica essere Babbo Natale con tutte le richieste imprecise...".

venerdì 11 novembre 2011

A ogni amore mai avuto

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
A tutte le occasioni perse, a tutti rimpianti vinti.

Caro G., sei stato il primo e non ti ho mai dimenticato. Sono arrivata tardi perché non avevo ancora il coraggio che è cresciuto forte più tardi. Troppo poco ancora, a dirla tutta. Ricordo ancora gli sguardi lunghi e i miei occhi su di te mentre tu guardavi la professoresssa spiegare. Ho parlato spesso di te, dopo, e ho tralasciato facilmente i tuoi difetti. Spero che tu sia felice, ovunque tu sia e che sia ancora bello come quando eri seduto ogni giorno vicino a me. 

Caro M., sei il mio più grande rimpianto. Mi hai insegnato tanto e detto cose terribili. Ci siamo amati fortissimo, o almeno mi piace far finta che fosse così anche per te. Vorrei saper suonare il pianoforte, saper disegnare come te. Ti voglio benissimo e credo che capisca che non potrò mai esserti amica. So che sei innamorata ma non riesco ancora a esserne felice. Prendilo come un segno che assomiglia alla cicatrice che porto ancora a spasso nel mondo e che ha la tua forma.

Caro E., ogni tanto mi manchi ancora, anche se non lo sai e non lo saprai. Non siamo stati fortunati e, certamente, tu ancora più di me. Non è servito molto per capire che ti avrei amato. Sei entrato nella stanza ed ho riconosciuto ogni istante futuro. Ti ho osservato a lungo senza che tu mi conoscessi e, in fondo, quello che è successo dopo e quello che non è stato hanno ben poca importanza. Non chiedermi come ma sono sicura che saremmo stati felici se ci fosse stata la possibilità. Ho raccolto di te molti ricordi, e non è servito molto tempo ma solo passione.


giovedì 10 novembre 2011

Le grandi sfide di una piccola mente

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Fottitene vs Noncelafaccio.


Siamo alla millequattrocentosettima sfida... gli incontri tra i due diventano ripresa dopo ripresa una noia mortale: si picchiano di santa ragione, sanguinano, barcollano, devastano l'ambiente ma nessuno sovrasta davvero l'altro. 
Finisce sempre ai punti e con me-pubblico che contesto me-giudici.
Io invece vorrei un pensiero campione.
 Così, giusto per liberarmi da tutte le mie indecisioni.
 Una cosa veloce: mi entri nello stomaco, saltelli attorno all'avversario per qualche minuto e poi sfoderi tre cazzotti come quelli di Alì contro Foreman. 
K.O.
 E finalmente. Pace. Me ne fotto. Non ce la faccio.

mercoledì 9 novembre 2011

L'ispirazione quando arriva arriva

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Arriva?
La cosa più difficile di fare la copy, è avere le idee. Cazzo, che pensiero profondo. Riprovo. La cosa più difficile di fare la copy è avere idee nel momento in cui servono. Ecco, ora sì che è davvero un pensiero da casalinga di Voghera. Ma poi come sono le casalinghe di Voghera? Magari povere donne, si scopre che ce ne sono di geniali e alternative. Ci sono dei giorni in cui guardo i brief e penso che vinceranno loro, altri in cui potrei scrivere 12 post, un racconto breve e 5 script* (*i numeri sono puramente a scopo illustrativo del pensiero). La magia è che alla fine, per quanto ti arrovelli l'idea arriva. Magari dopo ore di brain storming arriva mentre fai la fila all'Esselunga, ma arriva. Il bello di questo lavoro è che non te ne liberi, cerchi ovunque con la curiosità di un bambino e, nei momenti in cui non viene in mente nulla, con la fame di un barbone spunti. Cerchi connessioni, riferimenti, associazioni, ispirazione. Poi esce la versione banalotta e il pensiero figo (quello del banco salumi dell'Esselunga) va a finire a fare portfolio. Ma fa parte del copy e va bene così... senza parole.
 

Secondo voi Ferro si è ispirato allo spot Lines o è un messaggio subliminale?



martedì 8 novembre 2011

It's a great time to be a family

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Famiglia è dove comincia la misantropia.


Un bambino vuole un cane. Per chiederlo, però non fa come tutti i bambini. Per chiedere un cane si sgranano gli occhi, si sbattono i piedi, si giura su tutto l'universo mondo che si porterà a spasso nella pioggia e sotto il sole dentro pomeriggi opachi senza gioia né dolore, di studiare notte e giorno e altre follie varie. Di solito poi non funziona. Il bimbo dello spot invece porta davanti al televisore in salotto i genitori e gli fa vedere un power point con tanto di grafici. Lo so, per voi (noi?) non è concepibile una presentazione che non sia in keynote, ma fate come se. A questo punto concordate che qualsiasi genitore, ma anche solo un passante con un minimo si senso materno/paterno chiamerebbe la neuro. Invece no. Gli comprano il cane. E già è chiaro che la famiglia ha dei problemi. Ma lo spot ha anche un seguito, dopo aver preso una simpatica bestiola che presumibilmente farà un ppt per andare a spasso, il papà comincia a comunicare con la moglie con le slides. A questo punto è chiaro siamo di fronte ad una famiglia di autistici. Lo spot si chiude con "it's a great time to be a family". Qualche dubbio che sia così viene. Mi convinco sempre più che Darwin abbia perso qualche passaggio riguardo la selezione naturale.