martedì 23 ottobre 2012

Ladri di biciclette


Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
BikeMi

Tutte le mattine io la lego. La lego al palo, la mia bici rossa scassona e cigolante. La lego al palo all’angolo. Legata allo stesso palo c’è un’altra bici, un po’ meno scassona e blu. Alla sera quando arrivo l’altra bici è ancora lì. Certe volte al mattino presto arrivo prima io, altre volte la trovo già lì. Non so di chi sia, quella bici gemellata alla mia dal destino.
Ora, se questa fosse la trama di una commedia romantica, i due ciclisti un giorno per caso si incontrerebbero. Magari incrocerebbero gli sguardi proprio mentre stanno chinati con la catena in mano sulla ruota posteriore. Lei avrebbe i capelli biondi e le guance rosse per il freddo. Lui arrossirebbe un po’ nel suo cappotto troppo largo. Poi forse prenderebbe l’iniziativa: “Le posso offrire un caffè signorina?”. Perché nelle commedie romantiche le persone che stanno per finire insieme (per sempre felici e contenti) si danno sempre del lei quando si conoscono.
Oppure lui, dopo anni di biclette incatenate, si prenderebbe una giornata di ferie per scoprire chi è l’altro-a. La vedrebbe e ne cadrebbe innamorato come una pera cotta. La mattina dopo legherebbe la sua bici, oltre che al palo anche a quella di lei, testimoniando con una rigida catena il legame che vorrebbe creare. 
Lei non la prenderebbe bene e tornata quel giorno prima di lui, lo attenderebbe a braccia conserte e sguardo spazientito (eppur meraviglioso, sul casting era espressamente richiesto), con accanto addirittura un vigile urbano. Che un po' di pathos nelle commedie romantiche c'è sempre. 
Ok la storia del darsi del lei ma poi in un'oretta e mezza dal timido incontro al futuro insieme qualcosa ci deve pur essere...
Lui scusandosi borbotterebbe qualcosa e il vigile non del tutto convinto sarebbe invitato a elevare una contravvenzione per sequestro di biciletta. I due si rivedrebbero poi in tribunale, l’uno contro l’altra e – ovviamente senza nessuna possibilità di scampo– si innamorerebbero.
Ma questa non è una commedia americana, tanto meno romantica, qui non è cinema, qui è la realtà.
Ecco quindi cosa accade davvero.
Le due bici passano la giornata insieme da anni. Legate allo stesso palo. Non fanno che chiacchierare, si piacciono. Vorrebbero vedersi di fronte, di manubrio diciamo, ma il destino impone che siano unite per il sedere, che si diano le spalle.
“Scusa la ruota eh.”
“Ma t’immagini, scusa tu. Temo anche di avere il fanalino rotto sai?”
“Invece ti trovo splendida oggi…”
"Stupido, non scherzare: ho la sella che si squaglia ormai dall’acqua che prendiamo qui all’aperto…”
“Senti tu per me sei una meraviglia. E vorrei che sapessi che non l’ho mai detto a nessuna bicicletta prima di ora…”
“…”
“Non faccio che pensare a te… ricordi quel che ti ho detto ieri? Ce la possiamo fare. Ho un piano, devi solo avere fiducia in me. Se tu potessi guardarmi diritto nel fanale anteriore ora capiresti che sono serissimo. Se io potessi sfiorarti il pedale con il mio, sentiresti tutto quel che provo, tutta l’energia di cui sono capace. Energia vera sai? Altro che questa dinamo rotta che mi porto in giro.”
“Non occorre guardarti nel fanale per capire che non menti. Sono quattro anni che passiamo la giornata insieme. Ti conosco meglio di chiunque altro. Mi fido di te.”
“Dimmi di sì, allora. E domani sarà il nostro giorno…”
“Sì, lo voglio, proviamoci…”
“Non aver paura. Andrà tutto bene…”
L’indomani lego la bici al solito palo. La bici blu c’è già.
Alle sette di sera torno e la mia bici non c’è più. E nemmeno l’altra. Per terra ci sono solo le due catene, tagliate. Mi chino e trattengo un’imprecazione. A momenti do una testata a un vecchietto che si china dall’altro lato del palo. Nessuna ragazzo carino e pronto a innamorarsi perdutamente di me. Non è mica un film americano, questo.
“Ci hanno fottuto le bici, zingari di merda” dice lui. Annuisco e me ne vado.
Entrambi pensiamo al solito furto.
Stavolta la verità è diversa.
Le nostre bici sono scappate insieme.
Innamorate.