sabato 29 gennaio 2011

L'Antologia di Tgcom

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Al peggio non c'è mai fine

Nella settimana in cui è stata trafugata la bara di Mike Bongiorno scopro su Tgcom una sorprendente quanto disbanded rubrica: "il lungo addio". La possibilità di scrivere necrologi online come gentile omaggio per i nostri cari defunti. Insomma la democratizzazione dei coccodrilli. Non sia mai uno avesse il rimpianto di non essere stato abbastanza famoso da meritarne uno (eh?).  Questa è l'ulteriore prova che non si possa stare tranquilli neanche dopo morti. A parte per il povero Baudo che starà passando ore d'inferno nell'indecisione su cosa temere di più.
Non aggiungo altro mi limito a condividere come introducono il servizio necrologio che in confronto le suonerie dada mobile sono una cosa bella e di buongusto:

Il saluto a chi passa a miglior vita

Per i pellerossa (e per Fabrizio De Andrè, che ne ha fatto una canzone) i "verdi pascoli del cielo" sono il luogo dove, dopo una vita di sofferenza, si può trovare finalmente la gioia. Sono, insomma, quel paradiso in cui tutti sperano: ricchi e poveri, belli e brutti, una volta passati a miglior vita non c'è più differenza. La morte, per dirla con Totò, è "A' livella", perché rende tutti uguali. Anche Tgcom, dunque, vuole omaggiare tutti i defunti: non solo quelli che in vita sono stati "importanti", ma anche quelli meno conosciuti, o forse totalmente sconosciuti.
Volete segnalare la scomparsa di un vostro caro avvenuta negli ultimi giorni? Mandateci una foto e un breve testo commemorativo qui.

venerdì 28 gennaio 2011

Happiness when you're eight

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Una volta avevo un biscotto al burro ed uno al cioccolato: li amavo entrambi.

martedì 18 gennaio 2011

Breakism

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Non eravamo come gli altri e si capiva dagli occhi: alle mostre la gente scrutava le opere, noi scrutavamo la gente (che scrutava le opere)



Avete presente quella sensazione di profonda ignoranza nei musei d'arte moderna? Quando guardi un quadro e poi vai alla ricerca del senso come se fosse un rebus per solutori esperti? Solitamente poi si cerca di aiutarsi leggendo il titolo (nella vana speranza che dia qualche indizio) e come minimo ci troviamo di fronte ad un sibillino "senza titolo 6". Ecco penso che l'insight e l'idea smart di questo ambient sia proprio che alle mostre d'arte moderna non ci capiamo mai un bel nulla. Così Kit Kat fa del suo claim “Have a Break” un titolo originale ad un quadro fake alla mostra “Abstract USA” che si sta svolgendo a partire dal settembre 2010 fino a Febbraio 2011 all’interno del Rijksmuseum Twenthe, una galleria d’arte nei Paesi Bassi, con l'effetto di una pubblicità davvero speciale. 

lunedì 17 gennaio 2011

The end

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Titoli di coda

Premesso che credo che sia uno spot molto carino e che dimostra che chi sa fare il pubblicitario può pubblicizzare in modo eccellente qualsiasi tipo di prodotto. Meravigliosi i nomi per la badante del prozio Irina Ruskova e Consuelo Almeida Perez per la colf. Da appurare come mai il ragazzo della pizza e del sushi si fermino a fare pipì durante le consegne... per non parlare poi del turista smarrito. Questo bagno è più trafficato di quello di Paolo.

venerdì 14 gennaio 2011

Ecco, hai fatto una bella frittata!

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Non si può fare un omelette senza rompere qualche uovo



L'agenzia Wieden & Kennedy di Londra firma uno spot per il burro Lupark davvero teatrale. Bella l' idea di rendere spettacolo la cena creativa. Sapete quando ci si ritrova davanti all'eco che risuona nel frigo con la povera lampadina interna che si chiede dove siano finiti tutti e la disperata ricerca di improvvisare una cena arrangiata? Di solito il tentativo è reso tanto più difficile dal fatto che i 5 ingredienti  a disposizione (di cui uno è un limone con buone probabilità già aperto) spesso fanno anche a botte l'uno con l'altro. Le soluzioni a quel punto sono tre ci si può improvvisare Heinz Beck e tentare di mangiare il possibile sperimentando mix e accostamenti improbabili tipo bresaola su un letto di yogurt alla fragola, uscire a procacciare del cibo take away o ci si arrangia con una frittata. Infatti quelli di Wieden & Kennedy hanno puntato sull'omelette artistica con musica e fotografia perfette, così come la voce fuori campo. Peccato solo che somigli tanto all' intro del telefilm Dexter.



giovedì 13 gennaio 2011

La vita è una mer...

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La proprietà transitiva dell'uguaglianza


Non sono mai stata particolarmente ferrata in matematica anche se a volte mi sono persa in ragionamenti su regole matematiche applicate alla vita. Come la storia dei numeri primi, no? Giordano ci ha fatto una fortuna con quella storia lì, io ad esempio ho comprato il libro solo per il titolo "La solitudine dei numeri primi". Che poi il fatto che soffrano di solitudine i numeri primi a me non è mai sembrata convincente, sono così tanti. Altra questione che mi ha sempre incastrato i pensieri è quella del mistero delle rette parallele: per alcuni non si incontrano mai, per altri invece si incontrano all'infinito. Alla fine non ho capito ma ho deciso di credere che si incontreranno all'infinito quando non gliene fregherà più niente e come dice Guzzanti incontrandosi non si saluteranno. Una teoria invece chiarissima è quella che se A è uguale a B e B è uguale a C, C sarà necessariamente uguale ad A. Dicesi proprietà transitiva dell'uguaglianza e si impara in terza elementare, ma evidentemente è sfuggita ai poeti che hanno pensato al nuovo spot Vicks Sinex Aloe. Lo spot infatti si conclude con il pay off "Respira la vita" dopo la smorfia di disgusto paterna all'odore di pannolone appena riempito del bimbo. Ora se la storia dell'uguaglianza è vera il messaggio è chiaro: la vita è una merda. I moderni Süskind hanno pensato che quando uno è raffreddato più del non sentire l'odore di crostata appena sfornata o il profumo della proprio amata un pover uomo non veda l'ora di stapparsi il naso per inebriarsi degli effluvi del pannolone del figlio. Cosaaaaaa? Se lo scopo è quello evviva il raffreddore. C'è da dire però che si scusano in anticipo. Ma anche no, che facciamo come quelli che chiedono permesso e poi ti danno una gomitata per passare? Perché poi la passano ad ore pasti dove è meno probabile che le persone li possano scusare? Io non li scuso per una pubblicità così tristemente merdosa.

mercoledì 12 gennaio 2011

Alfonso Luigi Marra colpisce ancora

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E' davvero bellissimo

Dopo lo spot con la Arcuri e quello con la figlia Caterina (unica tra i vari personaggi ad avere la scusante familiare allo scempio) ci si poteva aspettare qualcosa di più? Sì, Marra è un uomo dalle mille sorprese e sfodera un altro spot, peggiore. Confermando che il trash è una delle poche cose in grado di stupire e che al momento in Italia è l'uomo che fa i migliori virali. Questa volta è il turno di Lele Mora per promuovere il libro leggendo sul gobbo frasi sconnesse e con il dito puntato verso l'inerme telespettatore. Comincia con una frase che sembra una presa di coscienza "tutto ciò che riguarda Marra è sempre la cosa più brutta del reame" poi però lo spirito critico subito muore e ci ricasca anche lui con "è il libro più straordinario che ho mai letto". Escludo che abbia letto molti libri di grammatica e forse l'altro che ha letto è la biografia di Costantino e quindi posso anche crederci, altrimenti vorrà dire che straordinario è stato preso con il significato più letterario del termine "fuori dall'ordinario". Poi il martire/principessa Mora ci informa di aver preso solo un euro pur di "rompere il silenzio assordante di quelli che potrebbero parlare ma credo temano inattesi cambiamenti". Lo strategismo sentimentale può provocare inattesi cambiamenti? Perché non restare nell'assordante silenzio? Con tanti sms solidali che ci sono è stata un'occasione persa per quell'euro. Ma la chiusa è la vera chicca stavolta il libro non è solo bellissimo è DAVVERO bellissimo. Certo che da Mora e la Arcuri non mi farei consigliare mai un libro, ma i testi degli spot cominciano a farmi venire la curiosità di quanto materiale ci potrebbe essere tra quelle pagine. Ecco lo sapevo... finirò per comprarlo.



martedì 11 gennaio 2011

Non smetterò di voler fare questo mestiere

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Smetterò di voler fare questo mestiere


Al momento i due titoli rappresentano la mia condizione di aspirante pubblicitaria, quello che vince è che continuerò perché non ci sono solo strategismi sentimentali, cameriere sexy con la fissa della pittura e "sofà beato chi se li fa". Ad esempio The Chase Film, spot creato per la Intel per pubblicizzare i nuovi processori Core è un buon motivo per credere che nell'adv qualcosa di buono sia rimasto. Forse. La storia è semplice una ragazza scappa da due loschi individui per proteggere un pacco. Può essere una ragione valida per continuare a sperare uno spot con una storia così? Cosa ci può essere di tanto spettacolare? Guardatelo! 

mercoledì 5 gennaio 2011

Nel sogno sei autore e non sai come finirà

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Vorrei rubare i sogni a te felici e metterteli dentro la testa 

La ragazza che non sapeva sognare guarda il corpo steso accanto al proprio con un un sorriso di sospetto e curiosità. I respiri sono armonici mentre allunga lentamente un braccio a sciogliersi dall’intreccio d’amore, sollevando piano il busto avvicina il viso a quello di lui. Tanto vicini quanto distanti, lo scruta con l’insistenza del dubbio e del desiderio, con l’intensità che quasi lo potrebbe svegliare e riportare a sè. Le palpebre appena appoggiate tra loro a proteggere il sogno, piccoli palpiti, una leggera improvvisa contrazione del labbro. Si scosta, spaventata dall’idea di aver turbato il compiersi del miracolo. Ma lui dorme ancora, e dietro le ciglia incurvate contro se stesse scorrono immagini ignote, ricreate nella lontananza dall’inventario del possibile. Una mano che si sposta, a cercare ancora inesausta la pelle chiara, ma la ragazza che non sapeva sognare si scosta, stizzita. Da quel segreto mai infranto e mai compreso, da quel luogo falsato in cui lui è fuggito, e sottrae il fianco all’affettuoso affondo, lei tutta di carne non fatta per carezze spinte dal desiderio acceso di ricordo. E con un sibilo di rabbia succhia l’aria dalla bocca di lui, e con gli occhi bagnati implora a mente "insegnami a sognare" e lui nel suo sonno popolato di vite altre e continue parole si strappa dall’abisso, all’urlo represso di lei. E spalanca gli occhi, e lei cade in quel verde che nella notte è tanto più prezioso, e lui la stringe perché non si faccia male, e mescolando le lacrime con il verde, la ragazza inventa un sogno. Inventa un sogno bellissimo, ci entra e non torna più.

martedì 4 gennaio 2011

Dad is leaving

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"Prendila così, non possiamo farne un dramma"


"If there is no Jacobs it's not worth stickin' around" questa è la campagna stampa di JWT di Tel-Aviv per il caffè solubile Jacobs. Ha suscitato parecchie polemiche per la tragicità della scena. La storia è semplice: un papà inamidato con una valigia malamente photoshoppata lascia la tenera pupetta dolce e la casa dai parquet stranamente riflettenti perché non comprano il caffè giusto. Una specie di incubo per bambini fatto ad hoc. Altro che il panda a cui non puoi dire di no, questa volta si va al supermercato direttamente con la paura dell'abbandono. A voler pensare bene è solo una delle scuse peggiori del secolo. Dopo "non sei tu sono io" e "ti lascio perché ti amo troppo" o quella più amata dai narcisisti "devo imparare a pensare più a me stesso" c'è anche che uno possa sbagliare la marca di caffè. Buono a sapersi. Magari è  più credibile delle colazioni sorridenti all'alba dei mulini bianchi. C'è da pensare che per una scelta simile con tanto di lacrime magari il povero padre potesse essere almeno allergico a tutti gli altri tipi di caffè solubili del regno o forse è una mezza confessione per avvalorare i sospetti della mamma sulla barista o peggio lei non gli comprava il caffè perché nella passata carriera di modello di lui c'era l'ombra di una forte amicizia con  Marc Jacobs che lei ancora non era riuscita ad accettare del tutto (no questa è decisamente un' altra storia). Certo che alla fine è tutto molto disbanded... anche se in fondo c'è del vero: sono sempre le piccole cose a fare le grandi differenze.

lunedì 27 dicembre 2010

Open your world

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Siamo sopravvissuti al Natale, next stop Capodanno

Tradizionalmente dopo averne cominciato a parlare già da agosto ancora non so che cosa ne sarà di me a Capodanno e con molte probabilità non lo saprò fino al 31 pomeriggio, con la sola certezza che nei migliori cinema  andrà in onda la ricerca del vestito perfetto il 31 stesso. Quindi non vi posso dare consigli su come passarlo o come sopravvivere, personalmente ho cominciato a festeggiare la fine dell'anno vecchio più che l'arrivo di quello nuovo già da un po', ma ovunque decidiate di andare a festeggiare vi suggerisco di ispirarvi al nuovo spot globale Heineken "the entrance" e applicarvi in un ingresso del genere...


Anzi più il posto sarà triste o la festa noiosa più sarà indicato stupire! A vostra parziale discolpa potete sempre dire che i Maya ci suggeriscono di sparare le ultime cartucce restanti prima del 2012.

giovedì 23 dicembre 2010

Non ci sono più i termometri di una volta


Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Perché la mamma è sempre la mamma...

Di solito quando sento di avere  la febbre vado da mia madre (le madri sanno tutto e hanno tutto, sempre) (e se non lo sanno/hanno significa che è qualcosa che non è necessario alla nostra sopravvivenza) a chiedere il suo responso scientifico, testato da anni di esperienza nel campo medico sanitario. Accuratissimo senza un motivo apparente. L'ultima volta invece mia madre mi invita ad optare per metodi più scientifici e dopo avermi fatto una diagnosi differenziale con un solo sguardo mi mette in mano una roba tristissima. 

- Non c'è un termometro normale?
-Eh, mi fa lei...questo c’è. Ti dovrai adeguare presto, mica posso prendere il treno per sentire se scotti.
- (Lei sa già quanto ho, sono sicura) Ma quello vecchio? 
-Quello vecchio si è rotto nel tentativo di tuo fratello di farlo salire di temperatura sul fornello. Ti ricordi?
(Breve flashback sulle fiamme in cucina) segue 
(Breve espressione di severa disapprovazione verso le assurde modalità del gesto)
-E perché hai preso questo?
-Ora ci sono solo questi.

Ma come ora ci sono solo questi? Ma come fai a fidarti di una roba del genere? Dov’è l’anima? Dove son le tacchette? Dov’è il trentasette in rosso, che più che una temperatura pareva il traguardo per vincere dai tre ai cinque giorni a casa da scuola (sempre da lunedì a venerdì, sabato bonus anche se ormai stavi bene)? Il mercurio che saliva, e tu che sbirciavi con il collo piegato per inquadrarti l’ascella e pensavi daidaidaidaidaidaidai? I due colpi secchi che tirava tua madre prima di misurartela, che da 42 lo portava a 12 manco avesse avuto una palla da demolizioni nel polso? Niente adesso schiacci un bottone, aspetti, fa bip bip e ti dice anche con la vocetta registrata da segretaria stitica di notaio molto anziano la temperatura, e secondo me te la dice anche di qualche decimo di grado in meno, che è chiaro che una roba del genere non vuole darti una mano. Ha proprio la forma stronza, non c’è niente da dire.

Invece gli altri bastava agitarli dalla parte opposta e la temperatura saliva di quei decimi sufficienti a regalarti almeno una mattinata intera di telefilm di italia uno invece di due ore di aritmetica e una di educazione civica e Mac Gyver come scuola di vita le disequazioni le batte otto a zero fuori casa, non scherziamo. Davvero credete che nell’eventualità di rimaner chiusi in una cassaforte sott’acqua con solo una graffetta, una suora, un pappagallo e un rotolo di scotch a disposizione sia più utile sapere che  quando si cambia segno ai termini bisogna anche cambiare il maggiore in minore? Che manco so cosa ho detto, o se è vero (credo di no). Perché? Perché sapevo il trucco dell’agitamento dalla parte opposta. Potete biasimarmi, ma la vedremo quando mi capiterà quella roba della cassaforte.

Così presa consapevolezza del cambiamento ho messo in valigia il termometro asettico, bianchiccio e brutto. Mi abituerò del resto troppe cose sono cambiate non c'è neanche la scuola da saltare e Mac Gyver chissà se lo fanno più la mattina. Giusto i Take That ci sono ancora, ma quello è solo perché gli sono finiti i soldi... altro che reunion. Evitiamo facili sentimentalismi. Forse solo io sono rimasta la stessa. 
In preda a questo delirio nostalgico mi metto il termometro bip bip...38. Un minuto dopo mamma chiama al telefono: 
-"Mà" 
-"Hai la voce da febbre, stai male?" 
Anche a distanza una mamma batte la scienza.

domenica 19 dicembre 2010

Meglio finti cinici che falsi moralisti

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Le donne non comandano il mondo solo perché toglierebbe loro il tempo per fare shopping


In un paese dove non ci si dovrebbe scandalizzare più per nulla, in cui abbiamo dovuto aspettare che il compimento della maggiore età risolvesse i pixel di una foto di uno scandalo Bunga-Bunga si riesce ancora a scandalizzarsi. Il che sarebbe quasi rincuorante se non fosse sempre per i motivi sbagliati. Il nuovo spot di Publicis Roma per la nuovo Twingo Miss Sixty ha creato molto rumore e si è gridato da subito allo scandalo e alla censura. Mandato in onda in un primo momento per intero dopo la richiesta di Rai e Mediaset sono state tagliate alcune scene per rendere il messaggio più soft e non sconvolgere le sensibilità italiche. Lo spot è semplicemente ironico l'unica pecca a volerla trovare è la macchina. Un'auto rosa adatta solo a Barbie pacchiana. Due ragazze sono ad una festa, la mora con una maglia rosa intenta in una noiosa conversazione con un uomo su un divanetto, l'altra biondastra in piedi nella sala con una camicia nera, si cominciano a scambiare sguardi e ammiccamenti e si ritrovano presto in una camera da letto. La mora si toglie la maglietta e la biondastra con la grazia di lottatore di sumo salta sul letto, benda la mora con un paio di calze nere e le ruba la maglietta perfettamente pendant con la macchina con la quale è arrivata e andrà via. Il tutto si chiude con "la competizione è femmina". E' un gioco e si capisce molto bene, se non altro dal salto sul letto. Da questa storia associazioni lesbo, gay & co. scesi dai carri con i boa colorati e bacchettoni vari hanno scatenato un putiferio. Le accuse a carico dello spot sono aver mortificato il ruolo dell'omosessualità, i contenuti troppo espliciti, il ruolo della donna mercificato. Da quando questo è un problema? 
A questo punto potevano incazzarsi anche le associazioni di categoria degli uomini noiosi che attaccano bottone alle feste. A me invece è sembrato un bel gesto di apertura ammesso che ci sia qualcosa di vagamente lesbo nello spot tanto più che dopo il taglio delle scene di pseudo seduzione è rimasta anche solo l'ombra dell'ironia della storia. Più che altro mandandola tagliata, si vede un tipa legata e un'altra che invece di aiutarla le fotte le chiavi dell'auto. Che con la chiusura la competizione è donna lancia proprio un bel messaggio non c'è che dire. Invece era così innovativa l'idea che due donne si possano accapigliare invece che per un uomo per una maglietta, io ci vedevo uno spiraglio di emancipazione dai soliti cliché. 
In Francia è uscito sempre per Renault Twingo questo spot "a proprio agio nel proprio tempo, a proprio agio nella propria Twingo" che possiamo scommettere non passerà mai i severi giudizi nostrani. Siamo un paese a cui piace scandalizzarsi ma in cui le puttane le chiamiamo escort che fa più fine e sembra tutto meno squallido. Come se chiamare le cose con nomi diversi ne cambi la sostanza. L'unica forma residua di pudore rimasta è nell'uso delle parole e purtroppo non nei fatti. Sarebbe preferibile predicare male e razzolare bene... meglio finti cinici che falsi moralisti.

venerdì 17 dicembre 2010

Amo le feste e odio il Natale

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Da un punto di vista commerciale, se il Natale non esistesse bisognerebbe inventarlo

Arriva il Natale e come ogni anno giornali e tv si sprecano nei soliti servizi, i soliti sondaggi, i soliti consigli. Idee regalo e giù pagine di cagate a tutti i prezzi possibili, sforzi inutili perché tanto poi tutti gli anni capita il parente che ti regala i soldi e quello che ti regala il pigiama. Non si sa chi dei due ci abbia pensato meno. Non è che conta il pensiero, lasciamo perdere questa ipocrisia. Se apro un regalo e chi me l'ha comprato per vincoli sentimentali o parentali dimostra in un oggetto quanto non abbia capito un cavolo di me... tanto meglio che non si sprechi a comprarmi nulla. Si fa prima e si evita l'effetto sorpresa/ delusione e il falso sorriso di gratitudine. Per fare un esempio nella mia vita ho collezionato 24 pigiami scozzesi. Neanche fossi stata sempre sul punto di essere ricoverata. L'altro regalo tipico di natale è il profumo. Il profumo è solitamente una cosa da zia, e se vuole risparmiare è Gocce di Napoleon (mai sentito nulla di più osceno) che ha un odore che quando apri il pacchetto già ti penti di averlo fatto e anche quando ringrazi fintamente l'espressione nauseata risulta poco credibile. Seguono a ruota i libri e i completini intimi. Il libro è la traduzione di voglio spendere poco non mi va di pensarci. Il completino intimo è di solito l'idea furba del fidanzato/ trombamico/ pseudo ragazzo (...) che pensa di fare un regalo anche a sè stesso. Genio. Peccato che poi sbaglino di solito clamorosamente taglia e colore. Ho amiche da pizzo nero a cui sono stati regalati completi con i coniglietti rosa e viceserva. (Se volete provare comunque il brivido vi invito a vedere gli slip intimissimi da uomo. Offrono spunti interessanti e ho come sogno nel cassetto conoscere chi li disegna chi li pensa e soprattutto chi li approva).

Ma la cosa più odiosa di questo loop sempre uguale anno dopo anno più dei servizi sul freddo, la neve, i sondaggi pandoro-panettone, le mete ideali, i regali e film natalizi sono i consigli su cosa mangiare per le feste e poi quelli per dimagrire dopo le feste. Insieme. E sono insieme anche sui giornali o uno dopo l'altro nello stesso tg. Ma allora siamo scemi? A pagina 5 mi parli di burro e a pagina 25 mi consigli di correre la mattina alle 8 per un'oretta prima di andare al lavoro? L'unico modo per smaltire i kg presi durante le feste è ingrassare un po' già da prima. Tanto poi gennaio è il mese dei buoni propositi. In cui ci si iscrive in palestra e si corre tutti i giorni. Anche se per me  l'unico modo per correre sarebbe una motivazione forte, come quella di questo spot. 

giovedì 16 dicembre 2010

Assassini nati

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Se non uccide, fortifica





sabato 11 dicembre 2010

Lo strategismo sentimentale

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E' bbbellissimo




Manuela Arcuri presenta "Il labirinto femminile" un libro di Alfonso luigi Marra. E già ci sono tutte le premesse per un successo. Il promo rasenta dei picchi trash che in confronto Wilma De Angelis che canta Lady Gaga è uno spettacolo decoroso. La Arcuri dopo aver prestato la scorsa estate il volto per l'Ama (società che si occupa dei rifiuti urbani di Roma) vestita da operatrice ecologica (così) deve aver accettato questa interpretazione senza esitazioni. Spero che presto qualcuno ci liberi dal fenomeno Arcuri e come hanno deciso che Belen non fa vendere negli spot qualcuno un giorno ci illumini sul fatto che Manuela non sa effettivamente recitare. Magari potrebbe uscire su Wikileaks dove per l'Italia saltano fuori solo cose che già si sanno. La capacità interpretativa in 30 secondi in cui non si spoglia risulta anche più palese che nei vari Orgoglio e Rispetto, Forza e Onore, Dignità e Disdetta... 
Si comincia con lei che con lo sguardo catatonico fissa il vuoto in attesa di un sms che evidentemente sente che le sta per arrivare, grazie a poteri a metà tra quelli di Rosemary Altea o di un Blackberry. Poi comincia a parlare con una dizione imperfetta, doppie che si moltiplicano all'infinito e con un testo pregnante. Se come è stato ipotizzato per la Roberts è stata imposta l'attrice per il video, chi ha scelto le parole ne era a conoscenza? E la Arcuri avrà capito una mezza parola di quello che ha detto? Mi sembra che dopo strategismo lo sguardo vacilli un attimo nella ricerca di un modo per non impappinarsi. E perché sembra diretto da Dario Argento con quella musica di sottofondo? Ho sperato fino all'ultimo che qualcuno incappucciato con una motosega entrasse in scena a fermare lo scempio uccidendola. Ma poi chi si farebbe consigliare un libro dalla Arcuri? Secondo me si sono ispirati a Vulvia o almeno l'effetto finale è molto vicino. Però cavolo anche io voglio essere liberata dallo strategismo sentimentale che mi tormenta e rallenta la civiltà! Qualunque cosa significhi questa frase.

domenica 5 dicembre 2010

A modo loro

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Tanto da Armando Testa non mi hanno mai risposto.

A me i testimonial sembrano sempre il modo più semplice di risolvere la questione creativa. Quando non c'è niente da dire e la marca non comunica intrinsecamente o ha un posizionamento poco deciso si piazza lì il testimonial e si tenta di far passare il tutto. Di solito non mi piacciono a prescindere, tra i peggiori di cui ho memoria spiccano la Kostner con la nonna che la fomentava a studiare ed allenarsi e Little Tony multiinfartuato per danacol con cuore matto di sottofondo. Il nuovo spot di AT per Lavazza ha addirittura la super testimonial internazionale, Julia Roberts nella parte di Venere ritratta da Botticelli. La Roberts ha tanti denti, una parrucca troppo folta e sorride ininterrottamente. Non dice una parola. Certo che sorride altro che per la bontà caffè, la special guest è stata pagata 1 milione e 200,000 euro. Per lei una passeggiata in paradiso davvero. Lo spot ha un atmosfera paradisiaca ostentata, lei è sfocata quasi quanto la D'Urso o Paola Ferrari riprese dalle telecamera con effetto speciale antirughe, la musica ha un arrangiamento stonato e le battute sono tristi. Prima si punta sul luogo comune con una spolverata di stereotipi "Sappiamo fare bene l'amore, ridere e il caffè" e la pizza e il bel canto? Per la serie non ci sono più le mezze stagioni...signora mia! Poi si passa al doppio senso infelice da cinepanettone che non fa neanche sorridere. Tutto questo con l'intento di veicolare il messaggio dell'eccellenza italiana per il caffè riconosciuta nel mondo. Ipotesi suggestiva se non si considera che gli americani non sono proprio gli intenditori del genere e che vivono di starbucks pannosi o acquosi caffè solubili. What else? Dovendo scegliere io preferirei bermi un caffè con Clooney. Qui lo Spot Lavazza Roberts

giovedì 2 dicembre 2010

A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai

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A Natale puoi fare quello che non puoi fare mai?

Ho voglia di Natale: luci, colori, regali, fiocchi, pacchetti, magie, l'albero, Babbo Natale, la vigilia, i mercatini, il cenone, lo shopping per i regali, le tombole, le musichette natalizie, i parenti, la gioia che invade il cuore.
No, non è vero. Io non sopporto il Natale se non fossi già me stessa e Donna Draper sarei anche il Grinch. Ma sarebbe troppo da gestire. Sono una persona orribile alla quale non piace fare i regali perché li deve fare, odio le catene di sms inoltrati tutti uguali all'intera rubrica, il freddo, la neve, comprare cose inutili che poi diventano regali riciclati, le letterine a Babbo Natale, le luci per le strade in città che fanno tanto sagra di paese, i film natalizi che si sentono in diritto di propinarci anche se sono del 1518 in tv, i cinepanettoni, i fidanzatini per il centro, e tutti quelli che fortunati se ne vanno in un posto caldo. Ma soprattutto non sopporto quest'idea che si è tutti più buoni e felici a Natale. E poi fare quello che non si puo' fare mai? Ma dove? Ma quando? Ma anche no.

Una cosa che invece mi è sempre piaciuta del Natale è la gara delle luci dei quartieri residenziali americani. Con i vicini sulla scala che riempiono il tetto e fanno a chi ce l'ha più luminoso. Quello mi piacerebbe. E anche le puntate di Beatiful in cui c'è l'albero e loro sono in bikini mi hanno sempre affascinato. Ecco mi piacciono tutte cose infattibili come sempre. Non mi smentisco mai. 
Nuovo video della canzone dei Coldplay per Natale ovviamente in vetta su itunes, la canzone è sempre la stessa la sola differenza è che il povero Chris Martin mostra evidenti segni di stempiatura. 

mercoledì 1 dicembre 2010

Oggi sono io

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L'uomo che scambiò Donna Draper per una macchina

Non avrei mai pensato di dovermi trovare in difficoltà per un "come ti chiami?" almeno non prima dei 70 e una diagnosi di alzheimer. È una domanda semplice di quelle a cui sai rispondere fin da piccola, da quando neanche cammini, di quelle che non hanno mai creato problemi dai tempi in cui ci si poteva fidanzare segnando una X su un foglio, quando insomma la vita era più facile (e si potevano mangiare anche le fragole). Una domanda poi che ti permette di spacciarti poliglotta perché puoi rispondere in tutte le lingue! Suvvia chi non sa dire almeno "Je suis Catherine Deneuve"?

Da quando esiste Donna Draper invece questa domanda è un problema. Non sono Taddeucci, non sono la Siani, non sono Donald Draper o qualsiasi amico del settore e no, decisamente non sono una macchina. Che è il sospetto più carino e curioso che mi è arrivato. Ma poi anche se disgraziatamente fossi uno di loro (escludendo la macchina in quanto oggetto inanimato) cosa cambierebbe?

Di seguito una clip che sembra perfetta per il post, dal film "Closer" (e se non l'avete già visto fatelo perché ha dei dialoghi splendidi). 
p.s. Perfetta per ciò che si dicono non ho i capelli rosa e non faccio neanche la lapdance. Dopo esser stata presa per una macchina non vorrei dare adito ad altri equivoci.

martedì 30 novembre 2010

Le parole possono mentire i silenzi mai

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Ho perso le parole, eppure ce le avevo qua un attimo fa

Il Corpo è analisi e spiegazione del Titolo. 
Nulla che, con una buona dose di droghe, non si possa almeno immaginare. 
Lascio a voi la possibilità di immaginare le parole.
Le mie sono stanche, anzi diciamo che le sto volontariamente abbandonando.
Vi lascio entrare nella mia mente e decidere i miei pensieri. 
Questa post è vostro, vi lascio sfogare. 
Sarò, per ognuno di voi, ciò che vi piace credere. 
Così è, se vi pare.


sabato 27 novembre 2010

Vincere è un attimo, giocare una vita

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Cambiano i giocatori ma la partita è sempre la stessa

Ha ancora lo sguardo da bambino egoista e capriccioso, 
gli piace giocare sa quello che vuole e lo vuole subito.
Vuole vincere sudando il meno possibile. 
Prepara la borsa da calcio ed esce.
Lo aspetta la sua partita.

A lei invece non piace il calcio, ma le piace giocare e altrettanto vincere. 
Egoista capricciosa e ancora un po’ bambina proprio come lui.
Vuole vincere meritandolo il più possibile. 
Prepara la sua borsa ed esce. 
La aspetta la sua partita.

Lui gioca cade e si rialza, non ha paura di sporcarsi e neanche dei contrasti.
Fallo…rigore…traversa cazzo! Di nuovo. 
E continua la partita tra un fuorigioco e un arbitro davvero cornuto come dicono.

Lei intanto vive cade e si rialza, non ha paura di ferirsi e neanche degli incontri.
Una telefonata…un colloquio e…niente! Di nuovo. 
E continua la sua partita prendendo a testate la realtà con i desideri.

Entrambi continuano questo parallelo provare senza cedere mai alla bellezza dei vinti. 
Un giorno capiranno come funziona il gioco. Le regole le conoscono già, anche se non servono regole per essere dei fuoriclasse.
Avranno anche loro la dose di fortuna necessaria che ripagherà tutto quel sudare e il continuo ostinato provare.
Legati nel destino da una doppia elica troppo testarda che non li lascerà mai mollare i rispettivi sogni.

venerdì 26 novembre 2010

Di noi sono rimasti solo 750x480 pixel

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Quando l'immaginazione ha superato la realtà

C'è un altra categoria di foto che sarebbe meglio non scattare, sono quelle che immortalano la realtà. La realtà che è ma che non riusciamo a vedere, che non abbiamo visto o che ricordiamo in modo diverso. Tu in quel momento non ti rendi conto della pericolosità di questo tipo particolare di foto, te ne accorgi tempo dopo riguardandole. La vacanza che rimpiangi tutto l'inverno è una serie di scatti in cui sei con il broncio. Mentre nella memoria la stessa vacanza era un susseguirsi di feste e risate. Ma ce ne sono di peggiori. Sono foto che a saperle vedere bene da subito offrono anche delle possibilità, ma di solito è il tempo che aiuta a comprendere lo scatto. Così come la differenza tra una scelta e un errore la fa il tempo con cui li si guarda. Oggi cercavo tra le foto del pc ispirazione e mi è capitata una di queste foto qui, a saperla vedere bene da subito avrei risparmiato una marea di tempo.

giovedì 25 novembre 2010

Se un uomo apre la portiera dell'auto ad una donna o è nuova l'auto... o è nuova la donna

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:



Donne e motori, gioie e colori

Dedicato al web il video per iQ. i Color cream per promuovere la disponibilità dei nuovi colori e dei nuovi interni sulla piccola di casa Toyota. Una giovane coppia è in macchina, sono fermi in mezzo al nulla. Fuori una giornata splendida e loro in macchina, mah. A fare cosa? Ovviamente a mangiare una coppetta di gelato, che è ancora intatta lasciando presupporre che davanti al deserto urbano di sfondo ci sia una gelateria a 3 secondi. Lei mangia tutta contenta lui accende la radio. Parte una canzone "It's a beatiful day..lalallalal" e lei comincia a sporcare lui giocando con il gelato. Contenti loro, lei si è svegliata un po' scema e lui o è sedato o ha in mente degli obbiettivi più concreti. Fino a che non avviene l'irreparabile, cade il gelato e si sporca il cruscotto. Quello è il punto di non ritorno, in cui parte l'urlo o almeno lo sguardo da killer di qualsiasi uomo. Specialmente se la macchina è nuova. Invece lui no, lui sorride. Ed è subito fantascienza. Ora è chiaro che ha degli obbiettivi più concreti a tutti, praticamente una confessione spontanea d'intenti. Lo deve aver capito bene pure lei e così pensa bene di mettersi a colorare il cruscotto di gelatino. Lui prevedibilmente ormai con la scritta "welcome" visibile, zerbino come pochi si mette ad aiutarla. Cooosa? Due cretini. Il video finisce con il cruscotto trasformato da nero a crema metallizzato. Crema, peccato visto che si erano spinti così tanto nel surreale avrebbero potuto farle prendere la fragola. Lui ci sarebbe stato comunque. Questo video più che promuovere la disponibilità di colori mi pare sponsorizzi l'eccessiva disponibilità del proprietario.

La foto di oggi

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"La valigia è un oggetto bizzarroEl'unico a contenere le tue speranze accanto alle mutande ripiegate"



mercoledì 24 novembre 2010

Quando l'immaginazione supera la realtà

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Le foto mai scattate

Prendendo spunto dalle ultime foto artistiche degli annunci immobiliari ho pensato che ci sono delle foto che sarebbe stato meglio se non fossero state mai scattate. Poi mi è venuto in mente il film Elisabethtown dove la protagonista in alcune scene mima con le mani di scattare delle foto dei momenti che vorrebbe ricordare. Non ci capita di fare continuamente delle foto, anzi quando le facciamo spesso immortaliamo dei momenti particolari. La vita però è fatta di tutti quei momenti tra una foto e l'altra. Come ovviare a questo problema delle foto? Ho avuto quindi l'idea un po' da copy, lo ammetto, che le parole possano bastare. Per le foto da dimenticare e i momenti da ricordare che non hanno avuto la loro foto. Magari funziona. Se ci pensate quando da un libro viene poi fatto un film ad esempio, spesso ci chiediamo quale ci sia piaciuto di più, no? Ecco io faccio parte di quelli che rispondono sempre libro, perché in realtà il confronto è tra il film che ci siamo fatti da soli e quello del regista. E se fosse anche per le foto così? Farò dei tentativi.

martedì 23 novembre 2010

Il talento di Mrs. Draper

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
E se dietro Donna Draper ci fosse Nonna Papera?

Quando si fanno i colloqui spesso ci si ritrova a decantare doti speciali, superpoteri cosmici e cagate pazzesche. Una delle cose che mi viene in mente per prima quando mi chiedono diretti: "si ma a te cosa ti viene bene?" è di dire "la crostata di ciliegie". Che figa che sarei a rispondere la crostata di ciliegie, tranquilli non lo faccio. Al liceo ero la stessa, con il piccolo particolare che ai tempi dicevo anche molte delle cagate che pensavo. Avevo deciso che alla domanda martellante "e tu che vuoi fare da grande?" la risposta ideale sarebbe stata di rispondere "la macellaia". Non mi ero ispirata alla Parietti e sono stata sempre un po' indecisa con la becchina, che ammetto di aver usato per i casi più estremi. La cosa bella di questa trovata è che il discorso a quel punto finiva lì, eludendo le successive due domande esasperanti "ma sei fidanzata?" e quella degli anni successivi "ma quando ti laurei?". Solo quando me l'hanno chiesto all'esame di maturità in effetti non me la sono sentita e ho risposto fiera che avrei voluto fare la pubblicitaria. 

Comunque a riprova della mia identità femminile posto la foto della crostata di oggi (l'avrei messa vicino al giornale come i sequestrati per autenticarne la contemporaneità ma l'effetto visivo era pessimo). Direttamente dall'album "piccole soddisfazioni di una giovane disoccupata":


Non solo un'aspirante stagista ma anche una cuoca provetta!Chi se ne esce che gli chef più famosi sono maschi e che questa non è una prova tangibile del mio essere una donna, lo odierò seduta stante. Tanto uno più uno meno.

Nasciamo pari e cresciamo dispare


Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Tuo padre voleva un maschietto ma ahimè sei nata tu

Il lunedì mattina se la sera prima ho visto Report di solito mi sveglio di cattivo umore. E quasi vorrei cambiare paese. Il martedì mattina dopo aver visto "Vieni via con me" probabilmente dovrei già essere in fila per il check-in, invece per qualche strana magia quel programma ha fatto riaffiorare in me una traccia di ottimismo. La prima puntata quando ha superato il Grande Fratello ho pensato quasi di non essere un panda in via d'estinzione. Ho cominciato a sperare che qualcosa possa cambiare. Anche se per ora andrei decisamente via con loro. La Bonino ieri ha chiuso il suo intervento  nel programma dicendo che "le donne devono fare le cose due volte meglio per essere considerate brave la metà, per fortuna non è poi tanto difficile". Che tristezza sapere che è vero. Non sono una femminista, anzi non mi piacciono in genere movimenti che estremizzano a tal punto da essere per primi discriminatori. Ma spesso mi viene da pensare che tutte le lotte fatte a favore delle donne per garantire dei diritti siano poi finite in un sogno generalizzato "da grande voglio fare la velina". Le donne sono le vere nemiche delle donne.  Chi vuole arrivare e usa mezzi facili e chi è arrivata e teme la giovane in ugual modo. Se le donne avessero la solidarietà che hanno i maschi  tra loro sarebbe bellissimo (cavolo anche nei reality siamo le prime a uscire). 

Già, i reality, sembra che tutte le giovani donne dalla tv fino alla politica anelino a fare strada nel piccolo schermo a tirare fuori il sedere e sposare un calciatore. Ma anche no. Di donne che sognano di fare altro si sente parlare sempre poco, troppo poco. La 42 è diventata il burqua occidentale. Quando chiedi suggerimenti per i colloqui alcuni pubblicitari ti consigliano di favorire quanto più possibile la vista sulla scollatura. Ho studiato per anni proprio per quello.

Avete dei sospetti sulla mia identità, la maggioranza è convinta che dietro la maschera ci sia un uomo. Un pregiudizio anche questo? Lo prenderò con un po' di tristezza come un complimento. Non sono un uomo, sono una ragazza. Ieri sera  a "Vieni via con me" mi è piaciuto molto l'elenco di Arabella Soroldoni, una ragazza di 22 anni di Milano che ha scritto al programma. Cose semplici e naturali e per questo profondamente vere. E chi meglio di un'aspirante stagista può tenere ad un simile elenco? Allora lo posto perché le cose belle vanno condivise. Elenco delle cose che le donne non vogliono mai più sopportare:

Avere paura di uscire quando cala il buio
Avere paura di uscire con il cane quando fuori non c'è nessuno 
Avere paura di un marito geloso 
Essere picchiata da un marito geloso 
Essere uccisa da un marito geloso 
Non poter indossare un abito corto sui mezzi pubblici 
Essere molestata in metropolitana 
Sentir dire che si è state molestate perché si indossava un abito corto 
Essere licenziata perché si vuole avere un figlio 
Non trovare lavoro perché si è brutte 
Non trovare lavoro perché si è troppo giovani 
Non trovare lavoro perché si è troppo vecchie 
Avere paura di non essere più accettata perché arrivano le rughe sul viso 
Essere presa in giro perché si piange davanti a un film 
Essere stuprata, molestata, insultata 
Vedere le donne rappresentate costantemente come veline o come escort 
Essere considerata intelligente, quindi pericolosae
Essere considerata bella, quindi stupida.