lunedì 19 dicembre 2011

Nasce, cresce, corre e sogna.

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Sogna, nasce, cresce e corre.


Da grande vorrei fare la bambina prodigio.
Da grande vorrei fare l’ultimo pezzo di puzzle.
Da grande vorrei fare il bacio della buonanotte.
Da grande vorrei fare il libro preferito.
Da grande vorrei fare l’abbraccio che consola.
Da grande vorrei fare il sogno realizzato.
Da grande vorrei fare l’odore della pioggia.
Da grande vorrei fare il capirsi senza bisogno di parole.
Da grande vorrei fare la voce di chi ti ama.
Da grande vorrei fare l’alternativa valida.
Da grande vorrei fare il rumore della felicità.
Da grande vorrei fare il lato oscuro della forza.
Da grande vorrei fare lo sternocleidomastoideo.
Da grande vorrei fare il movente passionale.
Da grande vorrei fare la torta al cioccolato.
Da grande vorrei fare quella che dà alle cose il loro nome.
Da grande vorrei fare l’empatia.
Da grande vorrei fare il tempismo.
Da grande vorrei fare le 3 di notte.
Da grande vorrei fare il calore umano.
Da grande vorrei fare il sonno dopo che hai pianto.
Da grande vorrei fare la soluzione a pag.46.
Da grande vorrei fare l’errore consapevole.
Da grande vorrei fare il silenzio mai vuoto.
Da grande vorrei fare il dettaglio dove c’è la verità. 
Da grande vorrei fare la scelta giusta.
Da grande vorrei fare il perché no?
Da grande vorrei fare la curiosa di professione.
Da grande vorrei fare l’eccezione che conferma la regola.
Da grande vorrei fare la canzone d’amore quando non si ha un amore.
Da grande vorrei fare il momento in cui capisci.
Da grande vorrei fare il lieto fine.
Da grande vorrei fare l’sms che fa sorridere.
Da grande vorrei fare lo sguardo d’intesa tra sconosciuti.
Da grande vorrei fare l’idea che funziona.
Da grande vorrei fare la bambina che sa cosa vuole fare da grande.

lunedì 28 novembre 2011

Stuck in reverse

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Loop.

L’aumento dell’entropia coincide col diminuire delle ore di sonno. Meno sonno e più dubbi. Ora tutto ricomincia. Di nuovo. (No, non è uscito un nuovo iphone). Ciclicamente succede che la vita ricominci e che si trovi davanti a dei bivi. Delle rotonde senza segnaletica. In Italia ci sono troppe rotonde. Secondo me sono di moda. Intanto che si aspetta di capire dove andare finiscono i calzini, le mutande, le camicie, i pantaloni puliti e il cesto dei panni si riempie. Aumenta il disordine, aumentano le monete da cinque e dieci centesimi, aumentano le cose da procrastinare, aumenta la lista dei libri da leggere e ascolto per ore la stessa canzone. Sempre la stessa canzone. Se avessi 5 anni guarderei lo stesso cartone animato. Ma non posso più permettermelo. Non ho il lettore dvd a casa. La scrivania del computer diventa un inferno di icone, e compare la cartella “Nuova Cartella (9)” sul desktop. Inizio ad indossare scale di colore monocromatiche tendenti al nero per incapacità palese di abbinare i colori. E tutti i giorni è lunedì.


mercoledì 23 novembre 2011

L'amore ai tempi del cos'era.

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Intanto cammino un po'.

T’amo di un amore passabile,
che se fosse vento spegnerebbe in una passata mezza dozzina di cerini,
a patto di averli accesi un po’ bagnati,
di quell’amore che non sorridi se ci pensi,
anzi ti viene da dar dei colpi di tosse
anche un po’ malsana, 
quell’amore che ripensarci è come riaprire
il diario di scuola di quando avevi sedici anni e ti detestavi
e lo rileggi e pensi: meno male,
di un amore che somiglia a un amore passato, 
come certe fotografie che ti dici sempre domani le cancello, 
e invece non lo fai
di un amore che fa paura quanto era grande
e adesso invece è piccolo che lo puoi tenere tra due dita 
e rigirarlo con un po’ di schifo
come se te lo fossi tolto dal naso
ti amo di un amore che è come un autobus perso per poco
ma di quegli autobus notturni
che puzzano talmente che nemmeno ti dispiace
e pensi aspetterò il prossimo
intanto cammino un po’.

martedì 22 novembre 2011

La Big Opportunity

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Una sòla.

Sono le 17. L'orologio segna il tempo inesorabilmente. È il momento decisivo per l'arrivo di qualsiasi richiesta assurda. Il cliente te lo immagini sempre così che si lacca le unghie fino alle 18 alle 18.01 manda la mail perentoria, alle 18.05 gli cade la penna e va a casa e ti lascia in un mare di merda. Arriva l'account trafelato non sa come dirtelo e lo fa nel modo più stupido sorride a denti stretti "c'è una big opportunity!!!!" Vedi in 5 minuti sfumare davanti a te lentamente tutti i tuoi programmi per la serata, il frigo continuerà a piangere solo con la tua vita sentimentale come triste sottofondo. 
Sfx: violini che sono il giusto accompagnamento per cotanta desolazione.
La big opportunity la prima volta che la senti ci caschi pure che sia la svolta della tua vita, 
l'anima del tuo portfolio, il segno che lascerai nell'adv per generazioni. Poi capisci che è un modo paraculo di rifilarti un merdone. Segue discorso pomposo e retorico su come nelle insidie si nascondano in realtà meravigliose occasioni di successo. Che se dall'altro lato avessi William Wallace pittato avrebbe un senso, ma detto da chiunque altro aggiunge solo dolore a dolore. Stiamo vendendo merendine mica conquistando il mondo. Tu guardi nel vuoto e ti aspetti come minimo una SWOT multicolore sull'immensa fortuna che ti è capitata anche stasera. Peggio che essere il milionesimo cliente che entra in un sito. Che poi sono stata talmente tante volte il milionesimo cliente che se mi dicessero che sì sono l'eletta o il nuovo messia, quasi quasi ci crederei pure. Il brief è semplice: non c'è da dire nulla forse in inglese forse in italiano. C'è un prodotto, sempre quello, che fa del suo come tutti quelli come lui. Ti esalti: è tutto così scontato che magari la differenza puoi davvero farla tu. E ci provi, magari non ci riesci ma lo devi al limone prendi odori solo nel ripiano del frigo e al tuo essere incredibilmente idealista. 
Così ti ritrovi a pensare: e se fosse davvero una big opportunity...? 
E ci caschi. Un'altra volta.

lunedì 14 novembre 2011

Siamo tutti clienti.

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Unique selling proposition.

U.S.P. Quando lo studi ti sembra un concetto tautologico. Perché funzioni una campagna o una comunicazione bisogna dire una cosa sola. Ci siamo. Ce la possiamo fare. Che ci vorrà mai? E invece poi un corno, i brief chiedono di dire minimo due cose. Insieme. Magari con lo stesso peso e risalto, perché una non risulti secondaria all'altra. Cazzo. Dico che il prodotto è autentico e non cambia dal 1200 ma anche che ora va consumato freddo, con qualche accenno sul fatto che è Natale. Ma non troppo che magari la campagna dura anche in primavera. Allora facciamo che sia solo un po' natalizio. Non troppo da essere contestualizzato al solo periodo festivo. EHHHHHHHHHH? Il povero account ti guarda interdetto, Dio solo sa quanto ha faticato a far diventare le cose da dire meno di 10. Tu gli spieghi la U.S.P blablabla, lui ti riguarda con l'aria di chi ascolta, capisce, comprende ma non può farci un cazzo. Alla fine si scende a compromessi, due opzioni di cose da dire e le altre dritte nella body. Ma complichiamoci la vita. Passiamo al target: il solito core target della marca 30-50 più maschile che femminile. Ma il cliente ha manifestato (ecco già è quello che è, poi si manifesta pure) la volontà di allargare anche e soprattutto alle ragazze. EHHHHHHHHHHHH? La risoluzione dell'enigma intricato va fatta naturalmente con la timing più abusata dagli account: ASAP. 
La prima volta pensi che sia sfiga, la seconda colpa del karma, alla terza capisci che spesso funziona così. Ma possibile che nessuno sappia cosa vuole? Poi ci pensi, risolvi come per magia l'enigma della campagna e continui a pensare a quello stronzo di cliente che non sapeva bene cosa voleva, ai suoi 5 debrief, ai troppi fine tuning. (N.B.: a leggere metà di questi termini l'anno scorso mi sarei mandata a cagare da sola). Stacco.
Sono a casa, posso smettere di pensare al prodotto divenuto incubo e cercare in fondo al frigo qualcosa di commestibile e non decomposto. Ma non so cosa voglio. Allora chiamo due amiche per uscire e procacciare cibo, alcol, vita. Ma non so dove voglio andare. Faccio la doccia e apro l'armadio. Non so cosa voglio mettermi. Lampo improvviso: siamo tutti clienti della nostra vita. O almeno io lo sono, a parte il logo più grande e lo splash, ho tutte le caratteristiche della bambina viziata indecisa e capricciosa. Alla fine mi tiro in strada con il cappotto e l'assurda consapevolezza che ha solo chi non sa bene dove sta andando. Musica al volume giusto, troppo alto, mi rincuoro pensando che quando si vuole davvero qualcosa la si ottiene. Tutto sta capire dove si vuole andare. Esattamente un anno fa volevo entrare in pubblicità ed è nato questo blog. Oggi, sono arrivata a fare la copy e uso termini che a leggerli l'anno scorso mi sarei mandata a cagare da sola. 
Stacco.
Sono a letto. Mi addormento felice di chi sono e dove sono arrivata. (Avercele sbronze così). Alla fine mi addormento al pensiero "chissà che fatica essere Babbo Natale con tutte le richieste imprecise...".

venerdì 11 novembre 2011

A ogni amore mai avuto

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
A tutte le occasioni perse, a tutti rimpianti vinti.

Caro G., sei stato il primo e non ti ho mai dimenticato. Sono arrivata tardi perché non avevo ancora il coraggio che è cresciuto forte più tardi. Troppo poco ancora, a dirla tutta. Ricordo ancora gli sguardi lunghi e i miei occhi su di te mentre tu guardavi la professoresssa spiegare. Ho parlato spesso di te, dopo, e ho tralasciato facilmente i tuoi difetti. Spero che tu sia felice, ovunque tu sia e che sia ancora bello come quando eri seduto ogni giorno vicino a me. 

Caro M., sei il mio più grande rimpianto. Mi hai insegnato tanto e detto cose terribili. Ci siamo amati fortissimo, o almeno mi piace far finta che fosse così anche per te. Vorrei saper suonare il pianoforte, saper disegnare come te. Ti voglio benissimo e credo che capisca che non potrò mai esserti amica. So che sei innamorata ma non riesco ancora a esserne felice. Prendilo come un segno che assomiglia alla cicatrice che porto ancora a spasso nel mondo e che ha la tua forma.

Caro E., ogni tanto mi manchi ancora, anche se non lo sai e non lo saprai. Non siamo stati fortunati e, certamente, tu ancora più di me. Non è servito molto per capire che ti avrei amato. Sei entrato nella stanza ed ho riconosciuto ogni istante futuro. Ti ho osservato a lungo senza che tu mi conoscessi e, in fondo, quello che è successo dopo e quello che non è stato hanno ben poca importanza. Non chiedermi come ma sono sicura che saremmo stati felici se ci fosse stata la possibilità. Ho raccolto di te molti ricordi, e non è servito molto tempo ma solo passione.


giovedì 10 novembre 2011

Le grandi sfide di una piccola mente

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Fottitene vs Noncelafaccio.


Siamo alla millequattrocentosettima sfida... gli incontri tra i due diventano ripresa dopo ripresa una noia mortale: si picchiano di santa ragione, sanguinano, barcollano, devastano l'ambiente ma nessuno sovrasta davvero l'altro. 
Finisce sempre ai punti e con me-pubblico che contesto me-giudici.
Io invece vorrei un pensiero campione.
 Così, giusto per liberarmi da tutte le mie indecisioni.
 Una cosa veloce: mi entri nello stomaco, saltelli attorno all'avversario per qualche minuto e poi sfoderi tre cazzotti come quelli di Alì contro Foreman. 
K.O.
 E finalmente. Pace. Me ne fotto. Non ce la faccio.

mercoledì 9 novembre 2011

L'ispirazione quando arriva arriva

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Arriva?
La cosa più difficile di fare la copy, è avere le idee. Cazzo, che pensiero profondo. Riprovo. La cosa più difficile di fare la copy è avere idee nel momento in cui servono. Ecco, ora sì che è davvero un pensiero da casalinga di Voghera. Ma poi come sono le casalinghe di Voghera? Magari povere donne, si scopre che ce ne sono di geniali e alternative. Ci sono dei giorni in cui guardo i brief e penso che vinceranno loro, altri in cui potrei scrivere 12 post, un racconto breve e 5 script* (*i numeri sono puramente a scopo illustrativo del pensiero). La magia è che alla fine, per quanto ti arrovelli l'idea arriva. Magari dopo ore di brain storming arriva mentre fai la fila all'Esselunga, ma arriva. Il bello di questo lavoro è che non te ne liberi, cerchi ovunque con la curiosità di un bambino e, nei momenti in cui non viene in mente nulla, con la fame di un barbone spunti. Cerchi connessioni, riferimenti, associazioni, ispirazione. Poi esce la versione banalotta e il pensiero figo (quello del banco salumi dell'Esselunga) va a finire a fare portfolio. Ma fa parte del copy e va bene così... senza parole.
 

Secondo voi Ferro si è ispirato allo spot Lines o è un messaggio subliminale?



martedì 8 novembre 2011

It's a great time to be a family

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Famiglia è dove comincia la misantropia.


Un bambino vuole un cane. Per chiederlo, però non fa come tutti i bambini. Per chiedere un cane si sgranano gli occhi, si sbattono i piedi, si giura su tutto l'universo mondo che si porterà a spasso nella pioggia e sotto il sole dentro pomeriggi opachi senza gioia né dolore, di studiare notte e giorno e altre follie varie. Di solito poi non funziona. Il bimbo dello spot invece porta davanti al televisore in salotto i genitori e gli fa vedere un power point con tanto di grafici. Lo so, per voi (noi?) non è concepibile una presentazione che non sia in keynote, ma fate come se. A questo punto concordate che qualsiasi genitore, ma anche solo un passante con un minimo si senso materno/paterno chiamerebbe la neuro. Invece no. Gli comprano il cane. E già è chiaro che la famiglia ha dei problemi. Ma lo spot ha anche un seguito, dopo aver preso una simpatica bestiola che presumibilmente farà un ppt per andare a spasso, il papà comincia a comunicare con la moglie con le slides. A questo punto è chiaro siamo di fronte ad una famiglia di autistici. Lo spot si chiude con "it's a great time to be a family". Qualche dubbio che sia così viene. Mi convinco sempre più che Darwin abbia perso qualche passaggio riguardo la selezione naturale.




giovedì 27 ottobre 2011

Malinconia malinconia canaglia

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Sei ancora quello con cui vorrei guardare fuori quando piove.

mercoledì 28 settembre 2011

Prima regola per parlare di cinema: non parlare di Fight Club

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Seconda regola per andare a cinema con me: non parlare.


L'unica volta in cui ho avuto voglia di alzarmi e andare via dal cinema è stato con il primo del Signore degli Anelli, troppo lento, troppo poco il mio genere. Un errore da principiante andarlo a vedere... ma non lo farei mai di prendere e andare via. Magari riuscirei a trovare qualcosa in una scena, in una frase, il colpo di tacco finale del regista, un nome assurdo tra i titoli di coda. Non potrei mai lasciare neanche un libro a metà. Li finisco tutti, sarà per compensare le cose che volenti o nolenti rimangono a metà nella vita. Mi piacciono i finali, i punti fermi, le persone che entrano nella tua vita bussando e ne escono con un saluto sincero. Le cose finiscono o si fanno finire. Non credo nelle porte che fanno aprire i portoni, nelle porte lasciate aperte che fanno solo troppa corrente. Io provo a finire tutto quello che faccio, magari mi perdo un po', anche il mitico Labirinto femminile di Marra sono riuscita a finire (giuro non l'ho comprato, è stato un regalo, non ho niente da aggiungere vostro onore). Anzi, devo ammettere che la Arcuri un po' aveva ragione è bbbbellissimo, uno dei libri più spassosi della mia vita. Tutto questo pensiero delirante mattutino (ma perché c'è la leggenda che i creativi possano dormire la mattina e invece a me capitano tutti lavori all'alba delle 9?) viene diretto da questo video:

mercoledì 21 settembre 2011

Cos'è un ricordo? Qualcosa che hai o qualcosa che hai perso per sempre?

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
RICORDARE: Dal latino re-cordis, ripassare dalle parti del cuore. 



martedì 20 settembre 2011

C'era una svolta

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Crederci sempre, innamorarsi mai.
Una principessa passò tutta la vita ad aspettare il principe azzurro, lasciando passare i principi di colori indefiniti che la volevano amare, scoprendo alla fine di essere daltonica.
Un’altra principessa cercò il suo principe trasformato da una maledizione. Andò negli stagni a baciare i rospi ma finì con il trarre più piacere nel leccargli la schiena.
La terza principessa decise di addormentarsi per essere svegliata da un bacio, ma ingoiò troppi sonniferi e non si svegliò mai più.
L’ultima principessa capì che non voleva un amore da favola. E visse felice e contenta.

mercoledì 14 settembre 2011

Contagion

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Virus


Metti una sera che non sai bene cosa fare e ti ritrovi più per caso che per voglia davanti al mega cinema con troppe sale e nulla da vedere. Finisci per fare una cosa che ho sempre sognato di fare all'aeroporto, d'istinto e senza pensare prendere il primo volo verso ovunque. Così ti ritrovi a vedere il primo film che sta per iniziare neanche fossi in tempesta ormonale adolescenziale con fuori la pioggia scrosciante e i tuoi a casa. Ecco questo dovrebbe essere l'unico motivo per arrivare a vedere Contagion. Un film che potrebbe essere uno di quelli che mettono in estate su canale 5 con le catastrofi. Nella sala è iniziato con 10 minuti gratis di un altro film Drive, e già ti senti preso un po' per il culo. Come quando sei sul divano con qualcuno e l'altro che cambia idea sul film da vedere dopo 10 minuti...ma come? E adesso? E se mi piace di più del film che non ho scelto ma avrei dovuto? Dopo questo spot lunghissimo di un film che finge malamente di essere Fast and Furious che mentre sei costretta a vederlo ti viene in mente di chiuderti occhi e orecchie canticchiando trallalala finalmente comincia il film. E non finisce mai. M-a-i. Una specie di documentario lentissimo alla Piero Angela su questo virus che neanche fosse stato in tempo reale sarebbe stato così lento. L'unica perla del film la canzone finale degli U2 "All I want is you" e l'unico brivido è stato quando il vicino ha tossito. Panico puro. L'unica cosa che ha in comune con i film belli davvero è che quando esci dalla sala ti resta qualcosa dentro: la totale paura di contatto diretto o indiretto con qualsiasi essere umano portatore sano di batteri e una voglia irrefrenabile di comprare container di Amuchina. E per me la consolazione che l'aereo che sogno di prendere verso ovunque potrebbe portarmi in un posto che probabilmente mi farebbe cagare.

venerdì 2 settembre 2011

Progetti per il futuro: non sottovalutare le conseguenze dell'amore

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Tutto finisce. Anche quello che non è mai iniziato.


L'uomo amava quel suo modo di dire. Di scrivere. Di far ridere.
Amava la sua finta spregiudicata sfrontatezza con cui affrontava il mondo. Gli piaceva la sua ironia dolorosa e velata di un senso triste della sua esistenza. Adorava quel corpo che scoppiava di passione, così perfetto nell'attimo del piacere, così feroce nel prendere ciò che lei pensava le spettasse. Gli piacevano quei fisici così precisamente accostati nell'ansimare stanco e sudato.
Tutto questo lo affascinava nel suo perfetto e sconosciuto apparire.
Non aveva niente delle donne tenere e mielose eppure leggeva in lei una dolcezza incapace di autocelebrarsi. La vedeva sempre ironica eppure fatta di una tristezza che rimandava ad altri mondi. Così violenta eppure così esposta e fragile.
Ma quell'uomo temeva tutto quel magico e preciso comporsi.
Amava quella passione, odiava i sentimenti già stanchi e ripetuti.

La donna non avrebbe saputo trovare una precisa ragione al suo sentimento.
Sapeva ritrovarsi esclusivamente nell'incastro perfetto di un fianco. La disturbava quella risata caricata, mai sommessa, a riempire la voragine di una finta appagante esistenza. Avvertiva come estraneo quel viso prima di farci l'amore e un attimo dopo lo riconosceva come suo da sempre, ma era l'attimo in cui l'uomo perdeva il senso di quel cercarsi, ormai certo di quel che pensava gli fosse dovuto.
Tutto questo la smarriva nel suo perfetto e conosciuto essere.
Non aveva niente degli uomini belli eppure preferiva l'estetica di una smorfia 
disegnarsi sulla sua bocca a chiunque altro. Lo vedeva freddo, egoista e prepotente e ciò la rimandava ad un passato fatto di uomini identici nella loro inegualità. Così intento a negare gli affetti eppure così naturale nel contraddirsi esponendoli.
Ma quella donna si emozionava a tutto quel magico e preciso comporsi.
Amava quella passione, odiava la ripetuta vigliaccheria dei sentimenti.

martedì 30 agosto 2011

Passa da aspirante stagista a stagista.

Titolo alternativo per il lettore esigente che vuole poter scegliere:
Certi blog non finiscono fanno dei giri immensi e poi ritornano. 


Ci sono persone per le quali l'anno inizia a gennaio, altre per le quali inizia a settembre. Io faccio parte della seconda categoria. Così anche questo blog cambierà con un nuovo inizio: sono ufficialmente una stagista copywriter. Rapido riassunto delle puntate precedenti (da leggere con voce da speaker maschile enfatico e suadente, in stile recap di fiction su canale 5 con titolo altisonante e cast con Gabriel Garko e la Arcuri): questo blog e Donna Draper vengono creati in una sera di metà novembre dell'anno scorso a seguito di un colloquio con un direttore creativo sprezzante, sadico e (aggiungi aggettivo che renda l'idea districai senza dire stronzo) che tra le tante cose che disse accennó che avrei dovuto fare qualcosa per farmi notare e scegliere tra tanti aspiranti pubblicitari. Ad esempio andare ai colloqui scollata o un blog. Scelsi la seconda opzione. Uscii da quel colloquio sentendomi uno schifo e ripreso il treno per casa mi venne in mente quello che poi è amo la pubblicità e odio i pubblicitari. Sei mesi e un'esperienza di stage nel settore in un ruolo diverso, quello stesso direttore creativo mi ha presa. Da allora ho un po' timore a commentare l'adv immedesimandomi e immaginando i brief chiusi e a zero budget e tutte le idee migliori che puntualmente finiscono in un cassetto. Un minuto di silenzio.
Ho pensato a lungo se chiudere il blog o continuare, poi ho deciso che l'avventura andrà avanti anche da qui. Ma il blog cambia pelle. Da adesso si punta al contratto a progetto, si scrive di vita vera e agenzia vissuta. Per rendervi maggiormente partecipi pubblico il video che mi ha mandato il mio capo quando ha scelto me. Potrete capire che da qui in poi insomma no, non sarà una passeggiata.


:

mercoledì 27 luglio 2011

Male grazie 10: Donald Draper è Spidertruman di Giovanni Pagano from Bad Avenue

Questo post fa parte del progetto Web Refugee per contrastare la delibera Agcom che potrebbe limitare la libertà d'espressione nel web. Stasera ospito Donald Draper che ospita l'ultimo pezzo prima dell'estate di Giovanni Pagano, sul suo blog Bad Avenue. Una specie di scatola cinese di ospiti o semplicemente un gruppo di disbanded. Come scriverebbero i migliori giornalisti: ricevo e pubblico volentieri.

donald draper:
"Donald Draper, nel caso non ve ne foste ancora accorti, è un personaggio di fantasia. Probabilmente qualcuno ci rimarrà male ma devo confessarvi che purtroppo non esiste."

spidertruman:
"IO SONO NESSUNO: a chi cerca di indagare sul mio passato, sulla mia identità, rispondo che non ho un volto e non ho un nome."

donald draper:
"Su questo blog scriverà sempre e solo il personaggio Donald Draper. E se, come vi ho già detto, non esiste,  allora volete sapere chi state leggendo?
Davvero non ve ne siete ancora accorti?
State leggendo voi stessi."

spidertruman:
"Truman è la voce del popolo che dice BASTA!!!!!!!!!!!!! Truman è in ognuno di voi, dovete farlo uscire!!!!!!!!!! "

ciao a tutti
da un pezzo sono colpito dalle somiglianze tra il macro-mondo italia e il micro-mondo della pubblicità italiana
mi stupisco sempre di come questo sia la fedele copia in miniatura dell'altro

stesso potere arrogante ed inconsistente
stessa managerialità fallimentare
stesso genere di protagonisti senza alcuna sostanza
stesse lobby 
stessi ricatti
stessa pretesa di eludere le regole
stesso proposito di annullare chi sarebbe preposto a farle rispettare
stessa tendenza a modificarle a proprio piacimento
stesso tentativo di far passare qualsiasi porcata sotto silenzio
stessi argomenti per respingere le critiche
(uno per tutti "questo problema non è sentito dal popolo")
stesso addomesticamento della stampa
stesse reazioni intolleranti contro la potenziale libertà del web

possiamo stupirci se
più o meno nello stesso periodo
saltano fuori due supereroi incazzati che vogliono ristabilire la verità
entrambi con la pretesa di rappresentare e pungolare le istanze popolari?

naturalmente donald draper non è spidertruman
ma altrettanto naturalmente lo è

lunga vita a donald draper
lunga vita a spidertruman
e voglio allargarmi
lunga vita al web e a wikileaks

giovanni pagano

martedì 26 luglio 2011

L'abbandono

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Le vacanze rovinano le coppie.

mercoledì 13 luglio 2011

Illuso è un diritto

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Uno, nessuno, centomila Cassel


Vincent Cassel è il nuovo nero. Ogni epoca ha il suo moralizzatore, ogni estate il suo tormentone. Quest'estate ci tocca Cassel. Ormai le agenzie pubblicitarie lo utilizzano per illuminarci su qualsiasi aspetto della nostra esistenza. In un revival continuo di spot che sembrano usciti dagli anni '80 dispensa opinioni senza possibilità di replica. Ora sul lusso, ora sull'amore. 
Per Yves Saint Laurent si scopre James Bond dei noantri con tanto di luce al laser degna dei peggiori tifosi e ci spara la massima sull'amore: "l'amore si nutre di coincidenze, rischi e d'interdizioni". Se lo dice lui. Per la Lancia Ypsilon in uno spot che sembra un documentario di psichiatria, un Quark sul delirio, Vincent nuova Maria Antonietta invece che brioche al popolo che ha fame in un monologo appassionato sul nulla consiglia l'acquisto di una Lancia! Il lusso è un diritto? Allora datecelo gratis!!! 


Una sorta di retorica al contrario delle marche per scegliere un posizionamento antipatico? Una mossa di Marra che si è dato all'adv? La Bellucci gli ha lanciato una maledizione e lui ha cominciato a pensare in umbro e recitare in cagnesco? Il dramma è che Vincent può dire qualsiasi cosa e stare sulle palle a chiunque. Un attimo, forse è un effetto che fa solo a me? Eppure ai tempi del film "L'odio" mi stava quasi simpatico. Quando si dice la psicologia inversa.









martedì 12 luglio 2011

Voglio trovare un senso a questo spot...

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Basta che funzioni?


Non lo so se è geniale o una stronzata. Fa parte di quel genere di cose che si collocano per sempre sulla linea sottile che divide le due categorie. La verità è che se ne parla. E poi fare uno spot con una balena è un po' il sogno di qualunque pubblicitario, o no? 


La cosa più bella di questo spot è comunque un commento sotto al video youtube:
"Padre col seno = Bugie dette ai consumatori. Marionetta = Normalissimo consumatore/schiavo che viene deriso perchè è sicuro di essere libero, ma in verità è solo una marionetta come tante controllata dal tizio vestito bene sul grattacielo (che guarda caso siede su un cerchio contornato da un altro cerchio = simbolo degli illuminati), che a sua volta è controllato dalla balena bianca, che può respirare anche fuori dall'acqua (potere demoniaco). Continuate a non vedere prove di complottismo?" 


Il che dimostra che si possono fare anche cose senza senso che poi qualcuno che ci vede qualcosa si trova sempre. Come nei musei d'arte contemporanea. Chissà quante cazzate sentono quelle povere opere dal senso?


A me questo spot ricorda tanto Guerre Stellari. E Pinocchio. E Moby Dick. Ah, e una puntata dei Griffin.



venerdì 1 luglio 2011

giovedì 16 giugno 2011

Muoia sotto un tram più o meno tutto il mondo.


Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Tutti i grandi sono stati bambini una volta. Ma non tutti se lo ricordano.

Prendere l’autobus in pausa pranzo è come visitare un girone dantesco. 
Però fa anche bene al cuore. 
Sono in due, un maschio e una femmina, vengono posteggiati affiancati nello spazio riservato alle sedie a rotelle. Le rispettive madri si schierano una a nord dell’isola passegginara e l’altra a sud. Non si degnano di uno sguardo. 
Lui ha lineamenti arabi, non saprei essere più precisa, la madre ha il fazzoletto a coprire la testa e una lunga tunica nera. Ha i ricciolini neri, due occhi grandi e luminosi scuri come il carbone. Lei è asiatica, sua madre ha mezza tunica colorata con pantaloni abbinati che spuntano da sotto. Capelli neri liscissimi. La bimba ha i riccolini pure lei ma un po’ più lunghi del maschio e intrappolati in due fiocchi colorati. Avranno circa 4 anni.
Con la stessa forza con cui le madri si evitano i piccoli si sorridono, finché lui realizza di avere un camion nelle mani e lo porge alla bimba dicendole qualcosa nella sua lingua. Lei non capisce, aggrotta le sopracciglia, evidentemente valuta che la parola è poco importante, sorride e lo accetta dicendo qualcosa nella sua lingua. Lui non capisce, però si stira sul passeggino fino a indicarle con il minuscolo ditino qualcosa sullo sportello del camion. Lei non capisce, ma ride lo stesso e lo gira. Lui allora le ripete quelle strane parole anche per l’altro lato. E lei ride.
Si passano questo camion per tutto il viaggio, spiegandosi senza comprendersi chissà quali particolarità. Lei si appassiona anche a un gancio del passeggino di lui, e lui lesto cerca qualcosa di somigliante da farle notare sul passeggino di lei.
Le madri guardano il proprio figlio, il bimbo sconosciuto ma non hanno la forza o forse proprio il coraggio di guardare l’altra mamma. Figurarsi poi dirsi qualcosa.
Sicuramente hanno paura di non sapere cosa dire, di non comprendere la lingua dell’altra, forse pensano sia socialmente sconveniente attaccare bottone con gli sconosciuti, o tutto sommato inutile.
A nulla vale nemmeno la lezione importante e perfettamente strutturata che i bimbi gli stanno facendo. Loro che parlano senza capirsi, e che pure hanno riso e sorriso per tutto il viaggio, che hanno toccato le mani l’uno dell’altro, che hanno condiviso quello che per uno era un possesso per l’altra una novità.
E niente, io mi perdo a guardare i bimbi, che nonostante abbiano un uditorio così sordo e cieco, e spesso palesemente stupido, non perdono mai l’entusiasmo di provare a farci vedere che essere sublime potrebbe diventare l’essere umano.

giovedì 9 giugno 2011

Come fa un'insonne a seguire i suoi sogni?

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Sogno troppo, dormo poco.

Ultimamente il mio cervello si prende troppe libertá, vaga senza meta proiettando continue immagini nella mia testa, immagini di cui farei volentieri a meno. Ma come si può riuscire a controllare le maree cerebrali? Le fughe di gas tossico di una materia grigia che piú che grigia ormai é nera pece. Dico io, non é per niente razionale la totale impossibilitá di prendere il sopravvento sulla propria fantasia, ok, sulla carta potrebbe sembrare uno scontro fra titani ma il punto che sfugge é che un elemento dipende direttamente da un altro. Cosa chiedo, in pratica chiedo al mio cervello di darmi delle opzioni, magari anche esposte formalmente bene:

Cervello: “Buongiorno Padrona, come sta oggi? Dormito bene? Se fosse cosí gentile da concedermi un minuto vorrei che osservasse la lista di fantasie ed immagini che io, suo umile servitore, vorrei proporle oggi.”
Padrona: “Buongiorno un cazzo. Che cazzo ti é preso stanotte? Ancora con quei sogni? Mi sembrava di essere stata chiara con te l´altro giorno.”
C: “Ma padrona, lei sa benissimo che io controllo solo in parte i sogni, posso decidere alcuni argomenti ma il risultato del mescolamento é del tutto casuale.”
P: “Casuale o no dobbiamo risolvere il problema, puoi spegnere le trasmissioni di quel canale magari? Ho licenziato il protagonista!”
C: “Posso spegnerle per alcuni momenti del sonno ma non posso assicurare che la censura perduri nell´arco di tutta la notte.”
P: “Ok è un rischio che non posso correre, vada per l´oscuramento del canale allora, fino a nuovo ordine lascia tutto offline.”
C: “Come desidera Padrona. Posso procedere con il menú adesso?”
P: “Sì, procedi pure.”
C: “Allora, come antipasto oggi vorrei iniziare con delle fantasie leggere, una cosa alquanto scherzosa, ultimamente é molto in voga la rivisitazione di passate epoche storiche quindi partirei con una bella immagine di Lei con un principe azzurro su un classico cavallo bianco che passate tra la folla del vostro regno che vi acclama”
P:
No no no no, non ci siamo, voglio qualcosa di diverso! Su su cazzo impegnati, che è questa banalità? Mettiamoci qualcosa di assurdo, dai!”
C:
Ma non possiamo partire giá con elementi assurdi! Siamo appena all´antipasto! Cosa vorrebbe, un grifone? Un drago multicolore? Un unicorno?”
P: “Ecco si! Fatta per l´unicorno! Mi piace, é un cavallo ma con quel qualcosa in piú che non lo rende un cavallo! Non trovi?”
C: “Come vuole lei, peró credo che una partenza soft sia piú adatta…”
P: “Fanculo il soft, ah, togliamo il principe e aggiungiamo pure che mi acclamano perché li ho salvati da un orda di barbari, 10.000 barbari in armatura di scorpione e tartaruga, e che li ho sconfitti tutti grazie alla lucentezza della mia spada laser!”
C: “Credo che ora lei stia esagerando, una spada laser?”
P: “Perché no? Sono le mie fantasie, posso metterci quello che voglio!”
C: “Sì ma non sembra troppo Star wars?”
P: “Non ci sono unicorni in Star Wars!”
C: “Ha ragione, ma si ricorda di quel piccolo incidente di qualche settimana fa? La fantasia ambientata suoi banchi delle superiori e culminata con la scoperta dei poteri della forza e conclusa con lei che faceva roteare i banchi fuori dall´edificio facendoli schiantare sulle automobili degli insegnati? Si ricorda quanto tempo e quanto lavoro c`é voluto per riportare ordine nella sua quotidianitá?”
P: “Sì ma adesso é diverso, sono pronta, sono capace di controllarmi, e poi si tratta solo di una spada laser!”
C: “Propongo una spada luminosa e lucente, capace di tagliare la pietra e il ferro ma non laser, una lama infuocata credo sia sufficente per darle quell´aria leggendaria.”
P: “Che palle, accetto a malincuore, procediamo.”
C: “La ringrazio, proseguendo con il menú vorrei proporle come primo piatto una novitá, una fresca fantasia che riguarda lei, una direzione creativa esecutiva in un'agenzia creativamente stimolante con un'atmosfera familiare e accogliente.”
P: “Mmmm, sa di giá sentito, peró é un cliché che funziona, possiamo aggiungere un po' di campagna de premio?”
C: “Credo si possa fare, sì dai…”
P: “E posso scegliere Yoda come stagista?”
C: “Padrona, sta infilando un altro elemento tratto da Star Wars, non crede sia il caso di rivolgersi ad uno specialista per risolvere questo problema?”
P: “Fottiti! Potrei volere anche un mammut addestrato al flauto se solo lo volessi ma non lo voglio, voglio Yoda.”
C: “Credo sia il caso di andare avanti, prima che sia troppo tardi, come secondo avevo pensato ad un classico che lei ama tanto, una giornata in cui riesce a controllare il tempo, fermarlo a suo piacimento.”
P: “Mi piace! é da un po' che non la preparavi questa! 
C: “Come lei desidera, vuole sentire il dessert?”
P: “Oh sì, adoro i dessert…”
C: “Per questo che le ho preparato qualcosa di speciale, un semifreddo a base di vendetta e rivincita: lei, nella fabbrica della Mattel, Detective privato che svela il rapporto malsano e innaturale fra Big Jim e la piccola nipotina di Barbie, Shelly.”
P: “Cervello, perché devi farmi questo?”
C: “Perché? Cosa non va padrona? Lei, in qualitá di detective, svela questo fattaccio e fa arrestare Big Jim che finisce dietro le sbarre, disonorato e alla mercé di tutti i cattivoni che potranno approfittarsi delle sue plasticose natiche ogni qualvolta lo desidereranno!”
P: “Mi hai deluso, potevi puntare su qualcosa di piú eclatante, invece no, non me ne faccio niente di questa subdola rivincita.”
C: “Non capisco, ma mi dispiace averla delusa. Posso rimediare in qualche modo? Vuole celebrare di nuovo le nozze fra lei e Luca Argentero?”
P: “No grazie, non ne ho voglia.”
C: “Oddio, ma cosa sta dicendo! Perfavore, mi dica come posso aiutarla!”
P: “Facciamo che ci penso un'altra volta che adesso mi fa fatica anche fantasticare”
C: “Io mi ritiro nei miei alloggi, quando vorrá farmi lavorare allora me lo comunichi.”
P: “Sì, ottimo, allora fai partire la programmazione quotidiana.”
C: “Sì, come lei desidera.”


E fu così che è una settimana che sogno Bin Laden...mah!

lunedì 6 giugno 2011

La vita non è un film

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
La vita è un film.


Avete presente Cameron Diaz nel film l' amore non va in vacanza che ogni volta che la sua vita cambiava si rifaceva mentalmente il trailer di se stessa con tanto di musica? Ecco io ho smesso di farmi film e ho cominciato da un po' con i trailer. Con i trailer si lascia più spazio all'imprevisto e al normale scorrere delle cose, in più è molto più bello e appassionante in 3 minuti. Avrete sicuramente sentito dire che la vita non è un film. Questo non è del tutto vero. Bisogna arrendersi all'idea che non tutti abbiamo una vita da film, la maggior parte di noi non avrà nessun bacio sotto la pioggia a testa in giù alla Spiderman e nessun inseguimento adrenalinico alla Fast & Furious. Ma esiste sul serio gente con una vita davvero interessante. Solo che quella gente spesso non siamo noi. Quindi sì, la vita è un film, ma il protagonista è qualcun altro. Tu sei il tizio con l’ombrello che passa sullo sfondo nella scena in cui lui e lei si baciano sotto la pioggia. E no, non puoi farci niente: le comparse non hanno voce in capitolo sulla sceneggiatura. Al massimo, se il regista non è un Kubrick, puoi scegliere in che mano tenere l’ombrello. Anni dopo, per caso, beccherai il film in seconda serata su i bellissimi di Rete 4, che bellissimi non sono quasi mai. Lo rivedrai e ti accorgerai che è proprio bello. Anche se la tua parte è così piccola che non hai nemmeno il nome nei titoli di coda, ti sentirai fiero di aver partecipato. In quel momento sarai molto felice. Non mi pare poco. E se nemmeno quello ci fosse concesso si può sempre andare al cinema, sperando di non essere quelli a cui si siede sempre davanti o un giocatore di basket o una signora con una classica cotonatura anni 80'. Perché non capita solo a me, vero?

lunedì 30 maggio 2011

What an excellent day for an exorcism.

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
What an excellent day for an exorcism or some spring cleaning.


Ecco il tipo di spot che vorrei fare un giorno. Trovando il cliente esigente ma non deficiente, l'agenzia giusta e i pianeti in trigono. Ma la strada è ancora lunga quindi conviene che mi metta a fare le pulizie di primavera (in ritardo) oppure qualcuno chiami Milingo per farmi smettere di roteare la testa e sputare bava verde a forza di cercare uno stage. Una sola accortezza Padre non è aramaico il pubblicitese ma ci somiglia un po', e quella cosa che fa l'effetto della croce dicesi "debrief".

venerdì 27 maggio 2011

Scarlett e il kkk

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
L'Ammerica e l'aborto. So disbanded.


Questo è l'originale:


Questa è la parodia:

lunedì 16 maggio 2011

Seguo una dieta bilanciata: 50% pizza, 50% sushi.

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Questa vita tra i cuscini sa di sushi e di sashimi

Oltre i pranzi e le cene fuori, ormai sono al livello che conosco anche i pony-express. Il ragazzo cinese della pizza (che per par condicio dovrebbe alternarsi con uno napoletano del sushi) ultimamente sembra scuotere la testa all’interno del casco ogni volta che si allontana. Ma che ne sa lui delle emergenze di un'aspirante pubblicitaria? Lui che al massimo può perdere una prosciutto e funghi per strada. Che arguta notazione. Stasera al primo boccone ingoiato ho però come l’impressione che dentro di me qualcosa si stia lamentando.

“Qui stomaco: pizza? Ancora pizza? Ma che cazzo pensate di fare lassù?”
“Qui cervello: obbediamo agli stimoli. Abbiamo sentito l’impulso-fame e abbiamo provveduto immediatamente.”
“Qui stomaco: non prendeteci per il culo! Abbiamo lanciato l’impulso ore e ore fa ed era chiaro: insalata, carne, frutta, sostanze…”
“Qui cervello: non cominciamo di nuovo con questa storia.”
“Qui stomaco: storia? Siamo invasi dai corpi chetonici.”
“Qui cervello: la questione è chiusa. Sono stanco.”

"Qui pelle: mi sto squamando."

sabato 14 maggio 2011

500 giorni insieme


Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Ci sono solo due tipi di persone: le donne, e gli uomini

 "500 giorni insieme" comincia così: "nota dell'autore: questo film è un' opera di fantasia, ogni rassomiglianza a persone vive o morte è una pura coincidenza. Specialmente per te Jenny Beckam. Puttana."


Per me un film che comincia così ha già vinto. Se non fosse già bastato questo la voce narrante precisa all’inizio del film che quella che racconta non è una storia d’amore: “questa è la storia di un lui e di una lei, una storia di un incontro e di quello che da esso può scaturire". L'ennesimo bel film con il titolo tradotto malamente. E distribuito peggio. La protagonista nella versione originale si chiama Summer e il titolo originale sarebbe "500 days of Summer" nella traduzione la protagonista si chiama Sole e il titolo è stato tradotto 500 giorni insieme. Non facciamoci domande. Dopo "Eternal sunshine of spotless mind" tradotto in "Se mi lasci ti cancello" e "Jeux d'enfant" in “Amami se hai coraggio" è solo una conferma che più un film è bello più il titolo in italiano diventa una schifezza alla Moccia. Il film è un contro stereotipo fatto a pellicola. Una volta tanto è lui la romanticona e lei la stronza. Lui architetto mancato scrive biglietti d'auguri e lei fa l'assistente al capo di lui. Lui crede all'amore mentre lei non vuole storie serie. Ad un certo punto si scambieranno i ruoli e lui scriverà biglietti come "son rosse le rose, son viola le viole... vaffanculo troia".

La regia è piena di trovate (Marc Webb non a caso è stato scelto per il prossimo Spiderman), la colonna sonora pop-rock è semplicemente perfetta, gli attori anche. Un film leggero e divertente ma che nasconde profonde riflessioni sull’amore, un film pieno di episodi tragicomici che chiunque, almeno una volta nella vita, ha vissuto e che difficilmente avrà dimenticato. La scena all'Ikea in cui giocano fantastica a tal punto di far venire voglia di andarci, altro che i soliti fidanzatini noiosi che rubano le matitine. Insomma finalmente una commedia romantica dal sapore reale. Mi è piaciuto così tanto che scrivere una recensione mi fa sentire molto Mollica che vende al tg1 qualsiasi cosa entusiasmandosi come non mai.

mercoledì 11 maggio 2011

Marra 2 la vendetta

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
La seduzione è un'arma di distruzione di massa