domenica 19 dicembre 2010

Meglio finti cinici che falsi moralisti

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Le donne non comandano il mondo solo perché toglierebbe loro il tempo per fare shopping


In un paese dove non ci si dovrebbe scandalizzare più per nulla, in cui abbiamo dovuto aspettare che il compimento della maggiore età risolvesse i pixel di una foto di uno scandalo Bunga-Bunga si riesce ancora a scandalizzarsi. Il che sarebbe quasi rincuorante se non fosse sempre per i motivi sbagliati. Il nuovo spot di Publicis Roma per la nuovo Twingo Miss Sixty ha creato molto rumore e si è gridato da subito allo scandalo e alla censura. Mandato in onda in un primo momento per intero dopo la richiesta di Rai e Mediaset sono state tagliate alcune scene per rendere il messaggio più soft e non sconvolgere le sensibilità italiche. Lo spot è semplicemente ironico l'unica pecca a volerla trovare è la macchina. Un'auto rosa adatta solo a Barbie pacchiana. Due ragazze sono ad una festa, la mora con una maglia rosa intenta in una noiosa conversazione con un uomo su un divanetto, l'altra biondastra in piedi nella sala con una camicia nera, si cominciano a scambiare sguardi e ammiccamenti e si ritrovano presto in una camera da letto. La mora si toglie la maglietta e la biondastra con la grazia di lottatore di sumo salta sul letto, benda la mora con un paio di calze nere e le ruba la maglietta perfettamente pendant con la macchina con la quale è arrivata e andrà via. Il tutto si chiude con "la competizione è femmina". E' un gioco e si capisce molto bene, se non altro dal salto sul letto. Da questa storia associazioni lesbo, gay & co. scesi dai carri con i boa colorati e bacchettoni vari hanno scatenato un putiferio. Le accuse a carico dello spot sono aver mortificato il ruolo dell'omosessualità, i contenuti troppo espliciti, il ruolo della donna mercificato. Da quando questo è un problema? 
A questo punto potevano incazzarsi anche le associazioni di categoria degli uomini noiosi che attaccano bottone alle feste. A me invece è sembrato un bel gesto di apertura ammesso che ci sia qualcosa di vagamente lesbo nello spot tanto più che dopo il taglio delle scene di pseudo seduzione è rimasta anche solo l'ombra dell'ironia della storia. Più che altro mandandola tagliata, si vede un tipa legata e un'altra che invece di aiutarla le fotte le chiavi dell'auto. Che con la chiusura la competizione è donna lancia proprio un bel messaggio non c'è che dire. Invece era così innovativa l'idea che due donne si possano accapigliare invece che per un uomo per una maglietta, io ci vedevo uno spiraglio di emancipazione dai soliti cliché. 
In Francia è uscito sempre per Renault Twingo questo spot "a proprio agio nel proprio tempo, a proprio agio nella propria Twingo" che possiamo scommettere non passerà mai i severi giudizi nostrani. Siamo un paese a cui piace scandalizzarsi ma in cui le puttane le chiamiamo escort che fa più fine e sembra tutto meno squallido. Come se chiamare le cose con nomi diversi ne cambi la sostanza. L'unica forma residua di pudore rimasta è nell'uso delle parole e purtroppo non nei fatti. Sarebbe preferibile predicare male e razzolare bene... meglio finti cinici che falsi moralisti.