mercoledì 25 gennaio 2012

Le catastrofi ai tempi di internet

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
L'intensità del terremoto è inversamente proporzionale alla quantità di gente che sui social network ce lo racconta.


Oggi non si parla d'altro: il terremoto. L'hai sentito, dov'eri, cosa facevi, come ti avrebbero trovato i soccorritori, cosa avrebbero detto di te i vicini. Davvero non saluti mai? Che stronza. Manca poco alla foto durante la scossa da caricare sul sito della Repubblica. Anche in ascensore non si parlerà del tempo, ed è un peccato perché oggi è bello. C'è il sole. Vespa ha già ingaggiato qualcuno per fare il plastico. Cazzo, come sarà il plastico di un terremoto? Lo voglio! In Giappone un terremoto così lo avrebbero utilizzato per mixare un drink, qui per riempire la giornata di stronzate. Lo sciame sismico di cazzate è inarrestabile, la verità è che quando succede una cosa così in Italia la prima impressione (e anche l'ultima) è che faremmo la fine dei topi nel giro di pochi secondi. Ti si inclina casa e via tutti diventerebbero gli Schettino della situazione. Ma questo è meno importante della sindrome di Studio Aperto che porta la gente a fare il video mentre la nave prende lo scoglio, a twittare mentre gli balla il lampadario sulla testa, a scrivere a tutti gli amici su facebook che l'avrebbero trovato in mutande tra cesso e bidet, e sì, hai ragione che sarebbe stata una morte davvero imbarazzante, così però ora che l'hai detto a tutti lo è di più. La spettacolarizzazione della tragedia. Tutti in fila per farsi una foto davanti ad un disastro ambientale, economico e umano. Ma è ancora chiaro a tutti il confine tra realtà e fiction? Nel caso di un terremoto vero forse sarebbe il caso di mettersi subito in salvo e poi aggiornare lo status. Che ragionamento del cazzo è? Non ci salveremo ma l'importante è che il mondo sappia cosa facevamo mentre ci cascava il condominio in testa? Io poi non ne  scriverei mai di status sul terremoto perché se poi muoio li mettono nel tg: "aveva scritto poco prima che le cadesse il cornicione in testa...".