lunedì 14 novembre 2011

Siamo tutti clienti.

Titolo alternativo per il cliente esigente che vuole poter scegliere:
Unique selling proposition.

U.S.P. Quando lo studi ti sembra un concetto tautologico. Perché funzioni una campagna o una comunicazione bisogna dire una cosa sola. Ci siamo. Ce la possiamo fare. Che ci vorrà mai? E invece poi un corno, i brief chiedono di dire minimo due cose. Insieme. Magari con lo stesso peso e risalto, perché una non risulti secondaria all'altra. Cazzo. Dico che il prodotto è autentico e non cambia dal 1200 ma anche che ora va consumato freddo, con qualche accenno sul fatto che è Natale. Ma non troppo che magari la campagna dura anche in primavera. Allora facciamo che sia solo un po' natalizio. Non troppo da essere contestualizzato al solo periodo festivo. EHHHHHHHHHH? Il povero account ti guarda interdetto, Dio solo sa quanto ha faticato a far diventare le cose da dire meno di 10. Tu gli spieghi la U.S.P blablabla, lui ti riguarda con l'aria di chi ascolta, capisce, comprende ma non può farci un cazzo. Alla fine si scende a compromessi, due opzioni di cose da dire e le altre dritte nella body. Ma complichiamoci la vita. Passiamo al target: il solito core target della marca 30-50 più maschile che femminile. Ma il cliente ha manifestato (ecco già è quello che è, poi si manifesta pure) la volontà di allargare anche e soprattutto alle ragazze. EHHHHHHHHHHHH? La risoluzione dell'enigma intricato va fatta naturalmente con la timing più abusata dagli account: ASAP. 
La prima volta pensi che sia sfiga, la seconda colpa del karma, alla terza capisci che spesso funziona così. Ma possibile che nessuno sappia cosa vuole? Poi ci pensi, risolvi come per magia l'enigma della campagna e continui a pensare a quello stronzo di cliente che non sapeva bene cosa voleva, ai suoi 5 debrief, ai troppi fine tuning. (N.B.: a leggere metà di questi termini l'anno scorso mi sarei mandata a cagare da sola). Stacco.
Sono a casa, posso smettere di pensare al prodotto divenuto incubo e cercare in fondo al frigo qualcosa di commestibile e non decomposto. Ma non so cosa voglio. Allora chiamo due amiche per uscire e procacciare cibo, alcol, vita. Ma non so dove voglio andare. Faccio la doccia e apro l'armadio. Non so cosa voglio mettermi. Lampo improvviso: siamo tutti clienti della nostra vita. O almeno io lo sono, a parte il logo più grande e lo splash, ho tutte le caratteristiche della bambina viziata indecisa e capricciosa. Alla fine mi tiro in strada con il cappotto e l'assurda consapevolezza che ha solo chi non sa bene dove sta andando. Musica al volume giusto, troppo alto, mi rincuoro pensando che quando si vuole davvero qualcosa la si ottiene. Tutto sta capire dove si vuole andare. Esattamente un anno fa volevo entrare in pubblicità ed è nato questo blog. Oggi, sono arrivata a fare la copy e uso termini che a leggerli l'anno scorso mi sarei mandata a cagare da sola. 
Stacco.
Sono a letto. Mi addormento felice di chi sono e dove sono arrivata. (Avercele sbronze così). Alla fine mi addormento al pensiero "chissà che fatica essere Babbo Natale con tutte le richieste imprecise...".